Secondo una ricerca di BVA Doxa – FLU, la vicenda Ferragni non ha inciso sul peso del settore. Cresce l’importanza che gli utenti attribuiscono alla trasparenza
Dopo il pandoro-gate che ha travolto Chiara Ferrani, gli italiani si fidano ancora degli influecer?
E’ la domanda alla quale ha cercato di rispondere un’indagine portata avanti da BVA Doxa – FLU,realtà specializzata in influence marketing parte di Uniting Group.
Stando a numeri e dati, il rapporto di fiducia – in un settore, quello dell’influencer marketing che, secondo le stime Ue vale quasi 20 miliardi di euro nel mondo – non sembra aver subito grossi contraccolpi.
Fiducia alta
L’analisi ha coinvolto coinvolto un campione utenti di Instagram tra i 18 e i 54 anni, analizzando le variazioni di giudizio tra ottobre 2022 e gennaio 2024.

Tra le principali evidenze, risulta che il 94% degli user accede a Instagram almeno una volta al giorno
(l’82% più volte al giorno) e due su tre seguono almeno un influencer, mentre oltre la metà segue più di 10 influencer.
La fiducia degli italiani nei confronti degli influencer è rimasta molto alta: quasi il 90% si fida di quelli che segue, con il 77% che dichiara di saper riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o no.

I comportamenti d’acquisto
Per quanto riguarda i comportamenti di acquisto, spiega la ricerca, il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni e per l’86% il post sui social è tuttora il punto di partenza di un successivo acquisto (+3 punti sul 2022).
Oltre due italiani su tre acquistano un prodotto perché l’hanno visto sponsorizzato sui social.

A ulteriore prova di come ormai i creator vengano sempre più considerati una forma di comunicazione assimilabile all’advertising, analizzando la variazione rispetto al 2022, tra gli elementi premiati nell’azione degli influencer è in crescita di ben 4 punti la “competenza” degli stessi, che si conferma il tratto più importante insieme alla “trasparenza”.
