Vittorio Sgarbi (foto Ansa)

Caso Sgarbi, Meloni accetta le dimissioni. Intanto l’Antitrust pubblica la delibera

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Il critico cambia idea più volte e nel giro di poche ore sulle sue dimissioni

Il caso Sgarbi che nelle ultime settimane ha tenuto banco sulla scena politica si è arricchito di una nuova pagina. L’ultimo capitolo è quello che relativo alle sue dimissioni.
Il sottosegretario alla cultura, dal pomeriggio di venerdì nel giro di poche ore, aveva prima annunciato le sue dimissioni “con effetto immediato“, poi ha ritrattato tutto, dichiarando di doverle ancora negoziare col governo.
In un successivo intervento televisivo, a ‘Zona Bianca’ su Rete4, domenica sera ha precisato che le stava scrivendo, ma che dovrà valutare se durante il periodo del ricorso che presenterà contro il giudizio dell’Antitrust potrà svolgere il ruolo di sottosegretario.

L’intervento di Meloni dal Giappone

Infine la scelta di rimettersi nelle mani della premier, con una missiva nella quale ribadisce l’intenzione di fare ricorso al Tar. Dimissioni che Meloni, dal Giappone ha accettato. “Trovo corretta dopo il pronunciamento dell’Antistrust” la scelta di dimettersi, ha detto parlando con i cronisti del caso.
“Per cui accolgo le dimissioni”, ha chiosato.
Parole a cui ha fatto seguito una nuova nota di Sgarbi. “Confermo le mie dimissioni, che saranno esecutive alla fine del percorso amministrativo che prevede il pronunciamento del Tar dopo il mio ricorso. Me ne andrò anche nel caso di una sentenza favorevole. Intanto mi autosospendo. Ma non voglio, con le mie dimissioni immediate, ostacolare il procedimento del Tar che prevede la sospensiva della delibera antitrust”, ha fatto sapere.

La lettera a Meloni

Oltre al riferimento al ricorso al Tar, nella lettera inviata a Meloni, Sgarbi ha chiesto di fare ulteriori verifiche se nel governo vi siano altri casi di conflitto d’interesse.
“Se il governo, per mano di un suo ministro ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo, è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri”, ha scritto nella missiva riportata dal Corriere della Sera.
“Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso. E che tu ti faccia garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità, se a me non è consentito parlare e promuovere in ogni modo l’arte e le mie idee”.
“Se il governo, per mano di un suo ministro ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo, è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri. Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso. E che tu ti faccia garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità, se a me non è consentito parlare e promuovere in ogni modo l’arte e le mie idee”, ha aggiunto.

La politica

Sulla testa di Sgarbi, pende poi la spada di Damocle della mozione delle opposizioni posticipata al 15 febbraio nell’aula della Camera.

La delibera Antitrust

Intano, un punto fermo è rappresentato dalla pubblicazione da parte dell’Antitrust della delibera che riguarda Sgarbi, nel suo bollettino settimanale.
“Il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Vittorio Sgarbi – si legge nel testo anticipato in parte sabato dal Corriere della Sera – ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione dell’articolo 2, comma 1, lettera d) della legge 20 luglio 2004, n. 215″ ovvero la Legge Frattini sul conflitto di interesse”.