Federico Mollicone (Foto Ansa)

Ok in commissione a riforma Tusma: modifiche a quote di investimento per tv e piattaforme

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Via libera, con 19 osservazioni, dalle commissioni Cultura e Tlc della Camera al parere sullo schema di decreto che riforma il Testo unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma).
Il testo è passato con l’astensione di Italia Viva e Azione; contrari Pd, M5s e Avs che hanno presentato proposte di parere alternative. Accusando il governo di aver favorito le major e di aver accolto “molte delle richieste avanzate da Mediaset”.

Modifiche quote di investimento per tv e piattaforme

Lo schema di riforma del Tusma, riassume Ansa, propone una netta modifica ai criteri di investimento nei prodotti audiovisivi europei, italiani e dei produttori indipendenti.
Le commissioni di Camera e Senato segnalano infatti come “opportuno” un intervento volto a una razionalizzazione e rimodulazione in termini di “maggiore flessibilità e certezza degli adempimenti” posti in capo alle emittenti diverse dal servizio pubblico e alle piattaforme, ma ritengono “allo stesso tempo importante salvaguardare e implementare la sotto quota da destinare ad opere di espressione originale italiana, anche con riferimento alle opere di animazione”.

In particolare le osservazioni prevedono che le emittenti, diverse dalla tv pubblica, riservino alla produzione o acquisto di opere europee prodotte da produttori indipendenti una quota dei propri introiti netti annui in Italia del 10% rispetto alla precedente previsione che indicava una quota “non inferiore al 12,5%”. Di contro sale invece da “almeno” il 50% al 70% la quota dei predetti investimenti da destinare ad opere italiane. Scende invece all’1,75%, dal precedente 3,5% degli introiti netti, la sotto-quota “italiana” riservata ai produttori indipendenti.
Per quanto riguarda invece le piattaforme, e cioè i “media audiovisivi a richiesta”, scende al 16%, dal 20%, la quota di introiti da destinare agli investimenti in opere prodotte dagli indipendenti: la percentuale è inferiore alla previsione iniziale che era stata stabilita al 17% fino al 31 dicembre 2022, al 18% cento dal 1° gennaio 2023 e, appunto, 20% a partire dal 1° gennaio 2024. Anche per le piattaforme sale invece dal 50% al 70% la quota riservata alle opere di espressione originale italiana. E scende da un quinto a un decimo la sotto-quota per i produttori indipendenti. Inoltre per quanto riguarda le opere audiovisive di espressione originale italiana, si evidenzia di “prevedere specifiche misure per garantire l’investimento e la programmazione con apposite sotto-quote per le opere di animazione”.

Critiche dai produttori

A protestare ci sono anche i produttori indipendenti: quelli di Anica e di Cna hanno lanciato il loro allarme a ridosso della votazione nelle commissioni, esprimendo “forte preoccupazione” per gli interventi. E lo fa addirittura anche l’Epc, l’associazione di 190 produttori indipendenti provenienti da 32 paesi europei più il Canada, che mette in guardia: le modifiche proposte rischiano di mettere a repentaglio l’intero “panorama culturale e creativo in tutta Europa”.

Mollicone: nel Tusma pluralismo e tracciamento AI

Un primo commento al via libera è arrivato dal presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale cultura e innovazione di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, relatore insieme al deputato Amich (Fdi) in commissioni Cultura e Tlc della Camera al parere sullo schema di decreto recante il nuovo testo unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma).
“Abbiamo voluto introdurre specifici riferimenti alla tutela e alla promozione del pluralismo interno nel sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia offerti da fornitori di servizi privati, al fine di assicurare a tutti i soggetti politici, nel rispetto della libertà costituzionale di stampa e dell’autonomia della linea editoriale, l’accesso e il confronto imparziale e paritario ai programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche” ha detto.
“Abbiamo inserito dei watermark per contrassegnare dati e documenti – sul modello di un logo o di una filigrana tradotta anche nella lingua nazionale per garantire trasparenza e riconoscibilità – o come deepfake, o come contenuti integralmente generati dall’AI, o come frutto del contestuale apporto sia dell’AI che dell’intelligenza umana, o come documenti realizzati in via esclusiva dall’uomo senza apporto dell’AI”, ha aggiunto.

Mollicone ha sottolineato che – “allineati con il sottosegretario Borgonzoni e il ministro Sangiuliano” -, “abbiamo rafforzato il sostegno alla produzione italiana”.
“L’esplicita richiesta delle sottoquote dell’animazione, fatto qualificante del Parlamento italiano e del governo, è volta a sostenere l’animazione italiana rispetto all’invasione del prodotto estero, dato che attualmente c’è solo la Rai che sostiene l’animazione italiana. Con queste sottoquote avremo le possibilità di rafforzare l’animazione italiana rispetto a quella straniera”.