La Mole di Tim Burton

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Nel weekend di Pasqua 16.500 visitatori. Nel mese di marzo 93mila presenze. In totale, dall’inaugurazione dell’11 ottobre alla chiusura del 7 aprile: quasi 500mila persone.
Sono numeri record quelli che hanno accolto la mostra ‘Il mondo di Tim Burton’ allestita all’interno della Mole Antonelliana di Torino, ideata da Jenny He in collaborazione con lo stesso regista e adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del cinema.

Tim Burton

De Gaetano, direttore del Museo dal 2019 (l’incarico scadrà il prossimo ottobre) e vice presidente della Film Commission Torino Piemonte, fornisce un ulteriore numero: “Con oltre 755mila visitatori, abbiamo battuto il record da quando la Mole è stata aperta”. Un successo sold out, nonostante il prolungamento nelle ultime settimane degli orari di apertura, con arrivi da tutta Italia, ma anche dalla Francia e dalla Svizzera.

Domenico De Gaetano

Tim, regista rockstar

Come si spiega tanto entusiasmo?
“Il museo è diventato la ‘Mole di Tim Burton’. L’allestimento ha creato una simbiosi fra la magia dell’immaginario del regista e la magia dell’architettura della Mole, tuffando il pubblico nel mondo di Tim Burton, con grandi schermi, disegni dappertutto, un’esperienza completamente immersiva. Un altro elemento chiave è che lui è venuto a Torino a tenere una master class e c’è stato un bagno di folla: è un vero personaggio di film, una rockstar”.
Di quale pubblico parliamo?
“Il biglietto più venduto è stato il 6-26 anni. È quello che volevamo: presentare il cinema anche ai ragazzi, che magari in generale sono più appassionati di videogiochi. Poi la serie ‘Mercoledì’ ha dato a Burton una ulteriore riconoscibilità. Per me che ho 58 anni lui è l’autore di ‘Edward mani di forbice’ o ‘Batman’, per i più giovani è ‘La sposa cadavere’ oppure questa serie, di cui esponiamo molti disegni”.

Mercoledì, la nuova serie tv di Netflix (foto Ansa)
‘Mercoledì’, serie tv di Netflix (foto Ansa)

Nella realtà virtuale

Quale parte della mostra è stata più apprezzata?
Le statuine dei suoi film, con i video proiettati su grande schermo. E poi i disegni che Tim Burton ha fatto sui tovagliolini di carta dei bar. Viviamo un’epoca in cui siamo immersi nella tecnologia, nell’intelligenza artificiale, nella realtà virtuale. Però questa mostra sottolinea il fatto che per esprimere la propria creatività a volte basta una matita e un foglio di carta, non serve chissà quale device ultratecnologico”.
Tuttavia, la realtà virtuale fa ormai parte del bagaglio del Museo del cinema.
“Nel giugno 2021 abbiamo aperto con Rai Cinema due salette sulla realtà virtuale. L’anno scorso almeno 90mila persone hanno provato i visori, dove si proiettavano l’inferno di Dante, l’eruzione di un vulcano, la ricostruzione dei primi fratelli Lumière”.

La Mole di domani

Qual è il futuro del museo?
“Il Museo del cinema è da un lato archeologico, con lanterne magiche, scatole ottiche del Settecento, Zootropi, il bustino di Marilyn… tutti pezzi che raccontano storie, come fa un dipinto degli Uffizi o un sarcofago dell’Egizio. Dall’altro lato, è anche un museo dell’arte contemporanea, perché il cinema continua a evolversi sia tecnologicamente (con realtà virtuale, intelligenza artificiale, videogiochi…) sia artisticamente. E quindi dobbiamo dare conto anche dei fermenti dell’attualità. Tenendo però sempre presente il fatto che in primo piano deve esserci il contenuto: ciò che esponi rappresenta la vera esperienza per il visitatore”.
Quali saranno le prossime esperienze che proporrete?
“Continuiamo le master class che organizziamo dentro la Mole, vorrei invitare Léa Seydoux e Willem Dafoe. Ma anche Johnny Depp, che ha visitato la mostra e ha promesso che sarebbe tornato. Poi faremo una piccola mostra su Tonino De Bernardi, figura di spicco del cinema underground anni ’60-’70, perché oltre che alle iniziative internazionali, è importante guardare al territorio e alle nostre collezioni. Per esempio abbiamo un fondo Gian Maria Volonté che presenteremo con iniziative, una piccola esposizione, podcast, per raggiungere un pubblico più giovane”.

Futuro e videogame

Che cosa fate per i ragazzi?
“Io cerco di assumere giovani perché mi servono le loro competenze social, di videogame, di marketing. Per il merchandising abbiamo chiamato una persona che si interfacciasse a tempo pieno con le aziende che lo facevano e con il bookshop: così, solo l’anno scorso, abbiamo fatto 150mila euro in più. Nel 2023 abbiamo venduto 5.500 copie del catalogo, che adesso ci hanno chiesto anche gli Stati Uniti”.
Citava i videogame…
“Ho preso un ragazzo conosciuto a un master della Treccani, Fabio Viola. Il progetto è nato un anno fa. Ci sono videogiochi che sembrano trailer di film, altri nati dal cinema, attori che prestano il loro volto ai game: il loro è un linguaggio molto vicino a quello del cinema. Così, nell’autunno 2025 faremo una mostra sul rapporto fra cinema e videogiochi. Poi, abbiamo scritto a diverse case di produzione e studi di videodesigner perché vorremmo che nelle nostre collezioni ci fosse anche una sezione dedicata ai videogiochi, da archiviare accanto a film e memorabilia del cinema”.
Come si archiviano i videogiochi?
“Stiamo ragionando anche con interlocutori internazionali con Moebius Film a Londra. Non sono oggetti ma codici informatici, che devi aprire per generare un’immagine, che poi puoi stampare. Vorremmo avvicinarci a questo tema aprendo un piccolo spazio nella Mole, esponendo alcuni materiali che ci sono arrivati, comprese alcune sceneggiature cartacee annotate. Questo per far capire al pubblico che il cinema ha sempre avuto un rapporto molto stretto con tutte le altre arti, teatro, musica, pittura. E oggi videogiochi”.

Il budget

Qual è il budget che avete a disposizione?
“Il Museo del cinema organizza anche tre festival (il Torino Film Festival, Cinemambiente e Lovers), ha tre schermi cinematografici, e ha in carico il Torino film Lab, laboratorio internazionale per giovani talenti, un progetto della Comunità europea con un budget di 2,5 milioni. In totale il budget della Fondazione è 15 milioni. I festival sono praticamente finanziati dallo sbigliettamento della Mole. I soci fondatori arrivano al 55% del budget finale, aggiungendo il Ministero e i contributi della Comunità europea arriviamo al 65%. Il resto viene dai biglietti, con cui finanziamo tutte le nostre attività”.
Adesso che la mostra ha chiuso, che cosa rimane?
“La mostra adesso va a Praga e poi chiude a Londra. Noi abbiamo avuto il permesso dalla Tim Burton Production di esporre al museo la scritta ’The World of Tim Burton’ con in mezzo la Mole Antonelliana, che collochiamo in alto, vicino all’orologio di ‘Metropolis’. Il futuro e il passato che si toccano”.