Dopo le polemiche e le richieste di pareri, Agcom è intervenuta sui confronti tra politici in tv, in vista delle Europee. Contraria la commissaria Giomi: l’indicazione non tutela il pluralismo
Affinché i confronti tv tra i leader delle liste in corsa per le europee possano essere legittimi è necessario che il format venga accettato dalla maggioranza dei gruppi presenti in Parlamento.
Dopo le richieste di parere inviate dalla Rai, dalla presiedente della Vigilanza Barbara Floridia e da Michele Santoro, è questa l’indicazione arrivata dal Consiglio Agcom sul duello tv tra Giorgia Meloni e Elly Schlein e poi tra gli altri leader proposto da Bruno Vespa e l’idea di un doppio confronto tra le liste minori il 5 giugno e il 6 giugno tra le quelle maggiori avanzata dal direttore del TgLa7 Enrico Mentana.
In sostanza, entrambe le ipotesi sarebbero realizzabili: anche in più duelli consecutivi, quello che è necessario – secondo l’Autorità – è che il ciclo metta di fronte almeno sei leader, essendo undici i gruppi in Parlamento. Secondo il Consiglio, che si è espresso con il voto contrario di Elisa Giomi, è necessario garantire parità di trattamento offrendo “a tutti i soggetti politici la medesima opportunità di confronto”. “Le trasmissioni dedicate al confronto, si legge ancora nella nota dell’Autorità, possono considerarsi legittime ove il relativo format sia accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento. Eventuali spazi compensativi per coloro che dovessero rinunciare al format dei confronti dovranno essere organizzati nel rispetto del principio delle stesse opportunità di ascolto”.
Giomi: indicazione dell’Agcom non tutela il pluralismo
Dalla commissaria Giomi è arrivata poi la spiegazione sul suo voto contrario. “Il Consiglio di Agcom ha esaminato la questione dei confronti televisivi nei programmi di informazione giornalistica tra i diversi esponenti politici in vista delle prossime elezioni europee, dando seguito ad una richiesta di Rai. L’indicazione emersa è che i confronti a coppie tra esponenti politici possono essere praticati solo se vi aderisce la maggior parte delle liste che partecipano alla competizione elettorale e comunque la maggior parte delle liste rappresentate in Parlamento. Ma questa impostazione non è sufficiente a tutelare l’effettivo pluralismo politico e i diritti delle forze minoritarie, che non hanno la stessa consistenza o lo stesso appeal televisivo di quelle principali ma hanno pur diritto ad un equo trattamento”.
“Ritengo, ha proseguito, citata da Ansa, che questa decisione possa rappresentare un precedente rischioso per la libertà editoriale, poiché consente un vaglio selettivo e potenzialmente discriminatorio delle forze minoritarie”.
“L’Autorità non ha un potere consultivo né può dare o negare l’autorizzazione in via preliminare ai programmi delle emittenti. E in quanto al chiarimento richiesto su quali spazi compensativi fornire a quelle liste che non intendano partecipare al confronto a coppie tra leader, l’Autorità rinviando ai principi del proprio Regolamento di fatto non ha risposto nel merito. Ricordo infine che per poter prendere decisioni che non si basino su posizioni aprioristiche o valutazioni diverse dal merito, come compete ad un’Autorità indipendente, occorre poter disporre di tutta la documentazione istruttoria necessaria e di un tempo superiore a una sola ora per prenderne visione”.
“Nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta”, ha concluso.