Siena: 50mila abitanti 17 periodici di carta

Condividi

Al cinquantenario de ‘I Malavolti’, testata edita dalla senese Contrada del Drago, si discute su media digitali e cartacei. Partecipano al confronto Franco Bechis e Federico Monga.

C’è una città con poco più di 50mila abitanti che ogni anno dà alle stampe 17 periodici, fra trimestrali, quadrimestrali e semestrali, uno ogni tremila abitanti. Senza contare due quotidiani e altre pubblicazioni
cartacee con almeno due uscite annue. Un record. E un fenomeno in chiara controtendenza.
La città è Siena. Gli editori sono le 17 Contrade che ne compongono il centro storico; i direttori, i redattori e i lettori gli stessi contradaioli, ma non soltanto loro.

I giornalini

Stiamo parlando di testate giornalistiche, regolarmente registrate al Tribunale di Siena, con tirature di migliaia di copie, che nella città del Palio tutti chiamano ‘giornalini’.
Espressione vezzeggiativa entrata nell’uso comune per smascherare il divertimento, la passione ma anche la leggerezza che anima questi accurati notiziari illustrati. Hanno alle spalle dai 62 ai 41 anni di vita e il loro appeal non tramonta. Continuano ad essere letti e conservati con estrema cura, anche oggi, in un’epoca che vede le news inseguirci sui nostri device mobili, con la stessa rapidità e bulimia dei video e delle foto che saturano chat e profili social.

I 50 anni de I Malavolti

Così, in occasione dei 50 anni de ‘I Malavolti‘, il giornalino della Contrada del Drago, fondato nel maggio del 1974, la Contrada ha deciso di festeggiare il suo mezzo secolo di vita con una edizione speciale: un’antologia che ha raccolto le copertine di tutti i numeri usciti in dieci lustri e gli articoli più significativi, ripercorrendo in questo modo l’evoluzione della rivista e, allo stesso tempo, la storia recente di un popolo e del suo territorio. Ovverosia dei due ingredienti essenziali di quel sodalizio umano, contrassegnato da un forte senso di appartenenza e cementato da spirito di servizio, amicizia e reciproca solidarietà, che trova nel Palio il momento di espressione senz’altro più famoso, ma non certo l’unico e, forse, neppure il più significativo.

Il Drago ha deciso di presentare questo numero speciale invitando, nella suggestiva ‘Galleria dei Costumi’ (il museo di Contrada che ne racchiude cimeli e costumi d’epoca) i direttori degli altri 16 giornalini e i dirigenti di tutte le Contrade, per coinvolgerli in una riflessione sul senso di questo medium cartaceo nell’era del digitale e dell’intelligenza artificiale.


Al dibattito hanno partecipato – collegati in video – due giornalisti di testate nazionali, Franco Bechis, direttore di Open, e Federico Monga, vicedirettore della Stampa.
Entrambi legati a Siena, il primo come ex direttore del Corriere dell’Umbria, e dei Corrieri di Siena e di Arezzo, e il secondo perché appassionato contradaiolo del Bruco (altra Contrada senese n.d.r) e redattore del suo giornalino, ‘Barbicone’.

In prima fila, in platea, la più appuntita matita del giornalismo italiano, da oltre tre decenni in prima pagina sul Corriere della Sera: Emilio Giannelli, contradaiolo del Drago e fratello di uno dei due ideatori de ‘I Malavolti’, Enrico ‘Ghigo’ Giannelli, scomparso qualche anno fa. E, insieme a Giannelli, la vedova e la figlia dell’altro fondatore, Gianfranco Campanini, appassionato cultore di storia senese, scomparso pochi giorni prima dell’atteso cinquantenario e ricordato da tutti con commozione.

Sia Bechis sia Monga, guardando al mondo del giornalismo italiano, pur riconoscendo la conclamata crisi della carta stampata, non hanno potuto non evidenziarne il perdurante valore come strumento di approfondimento, interpretazione e gerarchizzazione delle notizie.
E non solo. Perché il medium cartaceo vanta una fisicità e durevolezza che si associa, nel caso soprattutto di libri e riviste (e i giornalini di Contrada ne sono vivida testimonianza), all’intrinseco valore di oggetto da guardare, toccare, usare e conservare. Una copia della Bibbia stampata 500 anni fa è ancora oggi consultabile, mentre un floppy-disk in poco tempo è diventatoilleggibile e perfino irritante per la sua inutilità. Come dimostrò un Beppe Grillo pre-politico prendendolo a martellate, in uno sketch comico ricordato da Bechis. Senza trascurare, poi, il cosiddetto decadimento digitale, se è vero – come ha evidenziato una recente analisi del Pew Research Center – che negli ultimi 10 anni sono scomparse il 38% di pagine web e oggi quasi una pagina su quattro contiene un link non più funzionante.
E un’analoga percentuale di collegamenti interrotti è stata riscontrata anche nei siti di informazione.
In ogni caso, per entrambi i due ospiti esterni e per i direttori presenti in sala, il compito, oggi, è sfruttare al meglio il connubio di informazione digitale e cartacea, puntando a una coopetizione (cooperazione più che competizione) fra due modalità alternative e complementari di fruizione dei contenuti giornalistici e di intrattenimento.
Il discorso vale tanto per La Stampa e le altre testate storiche, quanto per le nuove, come quelle edite dall’impresa sociale G.O.L. di Enrico Mentana che, oltre a Open diretto da Bechis, pubblica Domino ed Eco, riviste cartacee entrambe con una loro versione web.
In sintesi, e pressoché all’unanimità: viva il digitale e viva l’online, ma ancora lunga e felice vita alla carta. E, soprattutto, ai giornalini delle Contrade di Siena.