Per Big G, consumi cresciuti del 51% in 6 anni, e la maggiore responsabilità è in capo all’energia usata per la nuova tecnlogia, già al centro dell’attenzione per il suo impatto ambientale. Ma il trend è in miglioramento
Google ha fissato per il 2030 l’obiettivo di dimezzare le sue emissioni. Ma i dati del suo ultimo rapporto di sostenibilità sembrano far intravvedere una storia diversa, e una grossa responsabilità spetta e dell’intelligenza artificiale.
Nel 2024, raccontano i numeri, c’è stato un aumento dell’11% delle emissioni di carbonio, rispetto all’anno precedente. Pari al +51% dal 2019.
Secondo quanto sottolineato dal colosso, è la catena di approvvigionamento ad aver contribuito a tale incremento, soprattutto quella che si occupa di intelligenza artificiale.
Supply chain responsabile
Di fatto, le operazioni di Google l’anno scorso hanno ridotto dell’11% le emissioni di carbonio. Sono invece aumentate del 22% nel merito della catena di fornitura, la cosiddetta “supply chain”, le cui attività ricadono nella categoria “scope 3” degli indicatori di sostenibilità.
Le emissioni “scope 3” si verificano lungo l’intera catena del valore di un’azienda, ad esempio beni e servizi acquistati da terzi, fuori da un suo diretto controllo.
“Le emissioni totali sono aumentate del 22%, principalmente per la produzione, l’assemblaggio e la logistica di forniture per l’IA” si legge nel report. “Per realizzare le sue promesse, l’intelligenza artificiale ha bisogno di energia” prosegue il rapporto. “Con l’espansione dell’economia digitale, aumenta anche il nostro bisogno collettivo di elettricità”.
Trend in miglioramento per l’IA
La buona notizia, per Google, è che l’innovazione sta riuscendo a rallentare il fabbisogno energetico dei data center, infrastrutture fondamentali per il calcolo dell’IA.
“Entro il 2030, consumeranno una quota inferiore a quella dei motori industriali, dell’aria condizionata o dei veicoli elettrici”.