Il panorama del publishing globale è cambiato drasticamente con l’emergere dell’IA generativa. La minaccia non riguarda solo l’automazione dei contenuti, ma anche il modello economico dei media tradizionali. Mentre le aziende tecnologiche dominano il settore, gli editori affrontano un futuro incerto.
Il magazine americano The Atlantic ha pubblicato un articolo preoccupato riguardo alla rapida migrazione di una parte dei lettori dai siti di informazione verso i servizi di intelligenza artificiale. Questo spostamento potrebbe mettere a rischio le già fragili economie delle aziende giornalistiche e degli editori di libri.
Uno studio recente ha mostrato che funzionalità come Google AI Overviews – che riassume le pagine web sopra i risultati di ricerca tradizionali – hanno ridotto il traffico verso i siti esterni di oltre il 34%.
L’amministratore delegato di DotDash Meredith, che edita riviste come People, Better Homes & Gardens e Food & Wine, ha recentemente dichiarato che l’azienda si sta preparando a un possibile scenario di “Google Zero”.
Secondo alcuni esperti questo fenomeno è una delle ragioni alla base dei licenziamenti recenti in testate come Business Insider e The Daily Dot. In un contesto in cui sempre più utenti si rivolgono ai chatbot per ottenere informazioni, gli editori di notizie si trovano a dover fare i conti con la perdita di lettori e di ricavi pubblicitari.
“Business Insider è stato costruito per un internet che non esiste più” ha detto un ex dipendente.

Rischi diversi per editori diversi
Gli editori di contenuti generalisti, i cui utenti arrivano spesso da motori di ricerca e social media, sono in una situazione più pericolosa rispetto a media specializzati che hanno uno zoccolo duro di abbonati.
Secondo una ricerca, chatbot come AI Overviews, ChatGPT, Claude, Grok, Perplexity, ecc. hanno sostituito le ricerche sul web per oltre il 25% degli americani.
Inoltre tali aziende di trovano al centro del dibattito sull’autorizzazione all’uso dei contenuti creati dagli editori – che esse raccolgono, analizzano e sintetizzano – spesso senza compensare le case editrici per il materiale utilizzato.
Nonostante alcune dichiarazioni di OpenAI e Google che suggeriscono un aumento del traffico verso i siti di notizie, verso cui indirizzerebbero un pubblico selezionato che vi trascorre più tempo, i numeri reali sono contrastanti e insufficienti per giustificare il calo complessivo di visite.
La paura degli editori
A proposito della minaccia che l’IA rappresenta per il business editoriale, Rich Caccappolo, vice presidente della sezione media del Daily Mail General Trust (DMGT) che pubblica l’omonimo quotidiano, il più letto del Regno Unito, ha detto: “tutti gli editori possono vedere che le Overviews distruggeranno il traffico che ottengono dalle ricerche, minando uno dei pilastri fondamentali del modello di ricavo digitale”.
“E la mia preoccupazione è che non accadrà tra tre o cinque anni—scherzo dicendo che succederà martedì prossimo.” ha aggiunto Caccappolo.
Risposta degli editori: cause legali e accordi con aziende IA
Per contrastare la minaccia delle aziende d’IA gli editori da un lato hanno intrapreso azioni legali contro le grandi aziende tecnologiche, accusandole di sfruttare il loro contenuto senza permesso. Le cause legali in corso sono almeno una dozzina e coinvolgono oltre 20 editori, ma le sentenze potrebbero arrivare troppo tardi per fermare i danni economici.
Dall’altro lato, alcuni editori hanno deciso di fare accordi – 72 nell’ultimo biennio – con le aziende tecnologiche, permettendo loro di utilizzare i propri contenuti per addestrare i modelli o per riassumere gli articoli.
Difficoltà di negoziazione con le Big Tech
Questi accordi, però, non sono facili da negoziare perché non c’è un prezzo standard per il contenuto e perché le aziende tecnologiche sfruttano la propria posizione imponendo condizioni non eque.
Alcuni editori, come The Atlantic, sono ricorsi a entrambe le strategie facendo una partnership con OpenAI e citando in giudizio Cohere.
“Il nostro modello di business si basa sul traffico che arriva dai motori di ricerca e dai social media”, afferma uno degli editori. “Ora ci ritroviamo a dover combattere contro una forza che ci priva di lettori, di abbonati e di ricavi pubblicitari.”
La visione della Silicon Valley
Secondo alcuni esperti in futuro la figura dell’editore potrebbe scomparire.
In una recente intervista, Sam Altman, ceo di OpenAI, ha suggerito che in futuro gli autori potrebbero essere ricompensati direttamente con micropagamenti per l’uso del loro lavoro nei modelli di IA. Tuttavia questi “micropagamenti” sono ancora lontana dall’implementazione pratica e potrebbero non risolvere i problemi economici di fondo degli editori.
La visione di Sundar Pichai, ceo di Google, è ancora più radicale. Durante un summit, ha suggerito che il futuro dell’informazione potrebbe essere dominato da un “mercato” dove i creatori di contenuti interagiscono direttamente con l’IA. Senza, dunque, la necessità di passare per gli editori tradizionali, che però sorvegliano la qualità del giornalismo investigativo e monitorano i poteri forti.
Apertura: immagine creata da ChatGPT