Il Senato USA dice no allo stop alle leggi statali sull’Intelligenza artificiale

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Agli stati la libertà di continuare a legiferare sull’intelligenza artificiale.

Martedì, nelle prime ore dell’alba, il Senato degli Stati Uniti ha votato con 99 voti favorevoli e uno contrario per eliminare dal maxi disegno di legge su tasse e immigrazione una misura che avrebbe impedito agli stati di regolamentare l’intelligenza artificiale per i prossimi dieci anni.

Secondo il racconto del Washington Post , la sconfitta netta della proposta è arrivata dopo il dietrofront della senatrice Marsha Blackburn (Repubblicana del Tennessee), che si è ritirata da un compromesso precedentemente raggiunto con il senatore Ted Cruz (Repubblicano del Texas). Insieme, i due hanno poi votato contro la moratoria, così come quasi tutti i loro colleghi, ad eccezione del solo Thom Tillis (Repubblicano della Carolina del Nord), che ha votato per mantenerla.

Il voto si è svolto nell’ambito di una lunga maratona di “voti a raffica” su numerosi emendamenti al cosiddetto One Big Beautiful Bill Act, un pacchetto legislativo che rappresenta una parte centrale dell’agenda interna del presidente Donald Trump.

La proposta, sostenuta da diversi esponenti repubblicani e dalle associazioni dell’industria tecnologica, mirava a bloccare per dieci anni le leggi statali che regolano l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di lasciare più libertà di manovra alle aziende americane e favorire la competitività con la Cina. Se fosse stata approvata, la misura avrebbe abrogato decine di leggi già in vigore in stati come New York e Colorado, lasciando il settore dell’IA in gran parte privo di regolamentazione.

Questo ha suscitato una forte opposizione da parte dei Democratici, di attivisti per i diritti digitali e di molti legislatori statali, inclusi alcuni Repubblicani, preoccupati per le implicazioni sulla sicurezza, la privacy e i diritti individuali.

Alcuni stati, come il Tennessee, avrebbero potuto comunque mantenere leggi specifiche come l’Elvis Act, che protegge i musicisti dall’uso non autorizzato dell’intelligenza artificiale per clonare le voci. Altri, come New York o il Colorado, probabilmente avrebbero dovuto sospendere le proprie leggi sull’IA per poter accedere ai nuovi fondi federali destinati alle infrastrutture.

Per cercare di salvare almeno in parte la proposta, Cruz aveva avviato trattative riservate per modificarne il testo e ottenere il sostegno di alcuni senatori esitanti, tra cui Blackburn. Il compromesso prevedeva una moratoria ridotta a cinque anni ed esenzioni per leggi riguardanti la sicurezza online dei minori, la lotta alla pedopornografia e la tutela del diritto all’immagine.

Alla fine, però, anche il compromesso è naufragato. E il Senato ha deciso di respingere completamente la moratoria, lasciando così agli stati la libertà di continuare a legiferare sull’intelligenza artificiale.