La Fcc guidata da Brandan Carr – di nomina trumpiana – ha approvato la fusione tra il broadcaster e la casa di produzione. Il via libera dopo l’accordo da 16 milioni per chiudere la vertenza tra il presidente e la Cbs sull’intervista a Kamala Harris e rassicurazioni su revisioni e maggiore attenzione all’imparzialità della rete.
A quasi un anno dalla chiusura dell’accordo, raggiunto dopo non poche difficoltà e passi indietro, la Federal Communications Commission Usa ha dato il via libera alla fusione tra Paramount e Skydance.
L’ok apre la strada alla vendita per 8,4 miliardi di dollari di alcuni dei nomi più importanti dell’intrattenimento, tra cui la rete televisiva Cbs, Paramount Pictures e il canale via cavo Nickelodeon alla casa di produzione fondata da David Ellison, figlio del co-fondatore di Oracle, Larry Ellison.


Transazioni e lettere
Che i tempi fossero maturi per la decisione si era potuto immaginare dall’invio da parte di Skydance di due missive alla Fcc nelle quali – insieme al suo partner d’investimento, RedBird Capital – aveva assicurato l’impegno a favore di un giornalismo imparziale che rappresenti punti di vista diversi.
Il riferimento in particolare alla Cbs con una “revisione completa” dell’emittente e la nomina di un difensore civico per valutare i reclami relativi a pregiudizi editoriali, ma anche all’eliminazione di iniziative ‘Dei’ a favore di diversità, equità e inclusione di Paramount. Tutte scelte per allinearsi alla posizione dell’amministrazione Trump.

Non solo: qualche giorno fa Paramount ha versato 16 milioni di dollari alla biblioteca presidenzale: formalmente una donazione, in sostanza un modo per chiudere la causa intentata da Trump in merito a un’intervista di “60 Minutes” con l’allora candidata presidenziale dem Kamala Harris.
Un tempismo a dir poco sospetto, nonostante il presidente della Fcc, Brendan Carr, abbia affermato che l’esame della proposta di fusione da parte dell’agenzia non fosse collegata alla causa civile.


















