Il rientro dei quattro parlamentari che hanno aderito alla Global Sumud Flotilla – il senatore 5s Marco Croatti, l’eurodeputata Annalisa Corrado del Pd come il deputato Arturo Scotto, e l’eurodeputata verde Benedetta Scuderi – offre uno spunto interessante per analizzare le dinamiche della comunicazione politica in situazioni complesse.
Con circa quaranta connazionali ancora detenuti in Israele al momento del loro ritorno, la questione del timing ha generato una narrazione pubblica non sempre favorevole.

Il problema della sequenza narrativa
Dal punto di vista comunicativo, la sequenza degli eventi conta quanto gli eventi stessi. L’azione diplomatica del ministro Tajani ha ottenuto la liberazione dei parlamentari attraverso canali istituzionali diretti. Una scelta comprensibile sul piano diplomatico, ma che ha creato un’asimmetria percettiva: i rappresentanti delle istituzioni rientrano mentre gli attivisti restano.
La dichiarazione di Croatti al rientro – la necessità di “liberare tutti gli attivisti” – mostra consapevolezza del problema, ma evidenzia anche una criticità comunicativa: esprimere solidarietà dopo aver beneficiato di un trattamento differenziato può suonare contraddittorio all’opinione pubblica, indipendentemente dalle intenzioni.
I modelli di riferimento
Il caso dell’ambasciatore Stefano Pontecorvo durante l’evacuazione di Kabul nel 2021 rappresenta un benchmark interessante: la scelta di partire per ultimo dopo aver garantito l’evacuazione di tutti ha costruito una narrazione potente di responsabilità istituzionale.
Non si tratta di giudizi morali, ma di osservare quali comportamenti generano quale tipo di percezione pubblica.
Le opzioni comunicative non esplorate
Una gestione alternativa da parte dei parlamentari avrebbe potuto includere una comunicazione più esplicita sul dilemma affrontato: riconoscere apertamente la difficoltà della situazione, spiegare le ragioni della scelta (se imposta dalle circostanze) o, eventualmente, ammettere che con il senno di poi si sarebbe potuto agire diversamente. Questo approccio di trasparenza avrebbe potuto riequilibrare parzialmente la narrazione.
La questione della credibilità
Resta il fatto che, al di là delle ragioni diplomatiche o logistiche, l’immagine prodotta è quella di un privilegio istituzionale esercitato nel momento meno opportuno. In contesti ad alta valenza simbolica come la Flotilla, dove la presenza parlamentare aveva proprio il senso di testimoniare una solidarietà paritaria, la percezione di disparità finisce per prevalere su qualsiasi spiegazione tecnica.
La partita comunicativa si è quindi chiusa probabilmente con una sottovalutazione di quanto conti, nella comunicazione politica contemporanea, l’allineamento tra ciò che si rappresenta e ciò che si fa. Soprattutto quando gli occhi del pubblico sono puntati e le aspettative sono alte.
Nella foto (Ansa) da sinistra: Marco Croatti, Benedetta Scuderi, Maria Elena Delia, attivista e referente italiana della Flotilla, Arturo Scotto e Annalisa Corrado










