La Gen Z si confida con l’Intelligenza artificiale per le questioni di cuore

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Quando l’amore si complica, la Generazione Z non cerca più l’amico fidato, ma si rivolge all’intelligenza artificiale. Domande come “Come lo lascio senza ferirlo?” o “Perché mi ascolta ma non mi capisce?” sono sempre più frequenti nelle conversazioni tra giovani e chatbot.

A rilevarlo è il 14° studio Singles in America del Kinsey Institute, realizzato con Match, che ha coinvolto oltre 5.000 single statunitensi tra i 18 e i 98 anni.

Secondo la ricerca, ripresa da Adnkronos, quasi un giovane su due si affida all’Ai per gestire le relazioni: dal cercare un partner al chiedere consigli sentimentali, fino a capire come chiudere una storia. L’Ai diventa così un nuovo “terzo incomodo” nelle coppie moderne.

Influenzata dai modelli di relazione visti sui social e nelle serie tv, la Gen Z considera ChatGPT un ascoltatore imparziale e disponibile, utile per affrontare conflitti o “situationships” indefinite. Come spiega Justin Garcia, direttore del Kinsey Institute, «il desiderio umano di amore non è cambiato, ma il modo di cercarlo sì: i single di oggi vogliono relazioni autentiche e personalizzate».

Il 26% degli intervistati usa l’Ai durante appuntamenti o conversazioni, il 10% per scrivere il primo messaggio, il 44% per selezionare potenziali partner e il 26% per rendere gli incontri più semplici. Tuttavia, il fenomeno ha anche lati oscuri: il 16% ammette di aver instaurato un rapporto “affettivo” con l’Ai, percentuale che sale al 33% tra i Gen Z e al 23% tra i Millennial, con possibili conseguenze psicologiche.

Per gestire questi rischi, OpenAI – la società creatrice di ChatGPT – ha annunciato nuove misure di tutela. Tra queste, strumenti di supporto per persone in crisi, connessioni con servizi di emergenza, maggiore protezione per gli adolescenti e, dal prossimo mese, l’introduzione del Parental Control. I genitori potranno collegare il proprio account a quello dei figli, monitorare le risposte ricevute, impostare limiti di utilizzo e ricevere notifiche in caso di comportamenti preoccupanti.

Secondo OpenAI, i più giovani sono i primi veri “nativi dell’Ai”: un’opportunità di crescita e apprendimento, ma anche una sfida educativa che richiede equilibrio e nuove regole per un uso consapevole della tecnologia.