Un’inchiesta di Guardian e di Liberty Investigates solleva interrogativi sugli equilibri tra libertà accademica, diritto alla protesta e interessi economici.
Loughborough, Heriot-Watt e Glasgow sono tra le università britanniche che hanno comunicato con aziende del settore bellico, offrendosi di monitorare gruppi di chat e social media degli studenti.
E’ quanto emerge dallo scambio di e-mail che Guardian e Liberty Investigates, – un piccolo team di giornalisti che indagano su abusi nascosti contro i diritti umani in Gran Bretagna – hanno ottenuto tramite richieste FOI (Freedom of Information).
Le comunicazioni intercorse mostrano che gli atenei hanno risposto positivamente a richieste avanzate da aziende come Rolls-Royce, Raytheon UK e BAE Systems, in vista delle ‘career fair’ nei campus, degli incontri cioè organizzati per mettere in contatto studenti e neolaureati con aziende, a cui si temevano proteste da parte di studenti filopalestinesi.
“Monitoraggio attivo”
Il team di sicurezza dell’università di Loughborough ha confermato di effettuare un “monitoraggio attivo dei social media” per prevenire azioni dimostrative contro un evento promozionale di Rolls-Royce, spiegando che le proteste “sono diventate una preoccupazione per i datori di lavoro”.
Un portavoce dell’ateneo ha giustificato la misura con la necessità di proteggere studenti che in passato si sarebbero sentiti “minacciati” da manifestazioni del gruppo Loughborough Action for Palestine (LAFP), accusato di atti di antisemitismo.
“Non sorvegliamo gli studenti, ma osserviamo il feed pubblico del gruppo per motivi di prevenzione,” ha dichiarato l’università.
LAFP ha replicato con un comunicato ribadendo il carattere pacifico delle proteste: “Siamo estremamente preoccupati ma non sorpresi dal fatto che poche proteste pacifiche nel campus siano state percepite come minacce alla sicurezza degli studenti e siano state usate come pretesto per giustificare la sorveglianza da parte della direzione universitaria.”
Richieste esplicite da Raytheon e BAE
Secondo email interne, anche Raytheon Uk, la filiale britannica di un importante appaltatore della difesa statunitense, ha chiesto alla Heriot-Watt University (HWU) di “monitorare i gruppi di chat universitari” in previsione di una fiera del lavoro.
L’ateneo, che in un primo momento ha risposto di voler “implementare le misure suggerite”, ha poi negato di avere accesso a account privati degli studenti, senza però spiegare la discrepanza con l’email inviata all’azienda.
Raytheon ha rifiutato ogni commento.
Tra le altre aziende coinvolte nell’indagine compaiono: BAE Systems che ha chiesto all’Università di Glasgow di compilare un questionario sulla sicurezza, con domande specifiche sui contenuti di protesta pubblicati sui social media; e Leonardo che, dopo un incontro con lo staff dell’università, ha espresso sollievo per “non dover rinunciare a interagire con gli studenti per motivi di sicurezza”.
Aucso coordina la sorveglianza nei campus
Dietro molte di queste attività si trova l’Association of University Chief Security Officers (Aucso), che fornisce personale di sicurezza a oltre 140 università britanniche.
In una presentazione del gennaio 2025 a Universities UK, Aucso ha spiegato di aver avviato azioni coordinate per “evitare che le proteste ostacolino l’accesso degli studenti al mercato del lavoro”.
Le misure includono il monitoraggio continuo dei social media, l’impiego di agenti in loco e l’uso di bodycam per documentare eventuali proteste. Le registrazioni possono essere utilizzate in procedimenti disciplinari o legali contro studenti e personale.
Aucso non ha rilasciato dichiarazioni.
Eventi annullati e proteste represse
Nel febbraio 2024, Cardiff University ha deciso di spostare online un evento in collaborazione con BAE Systems dopo che era apparso un post social che invitava a una protesta.
“Non mettiamo gli studenti sotto sorveglianza, Il post era pubblico e rientra nel nostro monitoraggio ordinario dei media.” ha dichiarato l’ateneo, che sostiene che si tratta di pratiche normali per la gestione della reputazione e che non comportano violazioni della privacy.
Studenti sotto inchiesta
Secondo Liberty Investigates, tra ottobre 2023 e marzo 2025, 37 università su 154 hanno aperto procedimenti disciplinari contro circa 200 studenti o docenti coinvolti in proteste pro-Gaza, che sono state indagati o sanzionati.
“È assolutamente vergognoso che così tante università abbiano speso tempo e risorse per sorvegliare studenti che partecipano a proteste pacifiche contro un genocidio, e che alcune lo abbiano fatto apparentemente su richiesta di aziende della difesa.” ha dichiarato Jo Grady, segretaria generale del sindacato University and College Union.
I manifestanti studenteschi “dovrebbero essere sostenuti dalle loro università, non sorvegliati da esse” ha aggiunto.
BAE Systems e i legami con Israele
BAE Systems, coinvolta in diverse richieste alle università, ha dichiarato di non vendere direttamente armi a Israele. Tuttavia, l’azienda fornisce componenti per i jet F-35, utilizzati anche dall’aeronautica israeliana.
Rolls-Royce, Leonardo e Raytheon UK non hanno commentato le rivelazioni.
Foto (YouTube): proteste universitarie Pro-Gaza


















