Come preannunciato da Von der Leyen, l’Ue si sta muovendo per affrontare il tema dei minori online in modo sistematico, avviando il confronto con le big tech e coinvolgendo esperti. Ma il nodo sull’età minima di accesso alle piattaforme non trova tutti concordi
Confronti con esperti, ma anche coinvolgimento delle big tech con richieste mirate di informazioni. Sono le mosse che l’Unione Europea sta mettendo in campo intensificando la sua attenzione sul tema della sicurezza dei minori online, tra social e piattaforme.
A fare il punto sulle linee che sta seguendo l’Europa è stata la vice presidente della Commissione Henna Virkkunen arrivando al Consiglio informale telecomunicazioni a Horsens, in Danimarca.

Panel di esperti
I 27 sono al lavoro per la creazione di un panel di esperti che fornirà consulenza sull’approccio migliore da adottare in merito in merito a un eventuale divieto dell’uso dei social media per i minori. Un progetto che, del resto, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva già annunciato.
“Stiamo lavorando su questo aspetto”, ha spiegato Virkkunen, precisando che il panel sarà operativo nei prossimi giorni. “Lo stiamo organizzando e vogliamo ascoltare gli esperti, ma anche i minorenni e i ragazzi stessi, e le loro opinioni sul mondo online”.
“Non possiamo avere troppa fretta perché dobbiamo avere abbastanza tempo anche solo per vedere i risultati” ha aggiunto la vicepresidente, sottolineando l’importanza di osservare “costantemente gli sviluppi tecnologici e le nuove sfide che stiamo affrontando, ad esempio con l’intelligenza artificiale”.
In ogni caso, la puntualizzazione di Virkkunen, è “competenza degli Stati membri stabilire limiti di età diversi per i diversi servizi”. L’esempio citato il diritto di voto o l’acquisto di alcolici. “Sono competenze nazionali e molti Stati membri ne stanno discutendo. Nessuno ha ancora preso una decisione”.
Esistono già comunque delle linee guida pubblicate a luglio, insieme all’app sperimentale per la verifica dell’età, iniziativa cui partecipa anche l’Italia, insieme a Francia, Spagna, Danimarca e Grecia.
Informazioni dalle big tech
Parallelamente, Virkkunen ha segnalato che la Commissione europea ha inviato una richiesta di informazioni a quattro piattaforme online, Snapchat, YouTube, Apple Store e Google Play, per verificare quali misure stanno adottando per proteggere i minori online ai sensi della legge sui servizi digitali (Dsa).
Paesi divisi
Intanto, il dibattito sull’età minima per l’uso dei social anima e divide gli Stati membri. La Danimarca nei giorni scorsi ha annunciato l’intenzione di introdurre una normativa – tra le più dure approvate fin’ora – per vietare l’accesso ai social agli under15; in Italia è in discussione un ddl bipartisan che si muove nella stessa direzione.
In Germania c’è un dibattito in corso sull’introduzione di restrizioni all’uso dei social per i minori, ma la posizione è di assoluta contrarietà a un divieto generalizzato. “La domanda sarà quale potrebbe essere l’età esatta appropriata per questo”, ha spiegato il Segretario di Stato parlamentare tedesco presso il ministero federale per la Trasformazione digitale e la modernizzazione, Thomas Peter Jarzombek.
“La sicurezza dei bambini, soprattutto su Internet, è una preoccupazione molto importante anche per noi ed è molto positivo da parte dell’Ue fare progressi in questo senso”.
Anche i Paesi Bassi hanno espresso perplessità verso misure troppo rigide, guardando come termine di paragone alla strada danese. “Riteniamo che sia responsabilità delle famiglie guidare i propri figli”, ha affermato la ministra per la Digitalizzazione Eltje Van Marum, spiegando che Amsterdam preferisce offrire “linee guida non vincolanti” piuttosto che misure obbligatorie e chiedere alle piattaforme di assumersi “piena responsabilità” vietando contenuti che creano dipendenza o eliminando algoritmi dannosi per i bambini.
Di segno opposto la posizione della Spagna, che invoca un’azione più decisa e coordinata a livello europeo. “Dobbiamo fare di più per proteggere i nostri figli, abbiamo bisogno di un approccio europeo per proteggerli”, ha detto il ministro spagnolo per la Trasformazione digitale e della Pubblica amministrazione Óscar López Águeda. “Dobbiamo regolamentare di più”.
Il ministro ha ricordato la partecipazione di Madrid all’iniziativa Ue pilota per testare l’app di verifica dell’età. “Facciamo parte di questo gruppo che sta portando avanti questa app. Abbiamo sviluppato la nostra” che è “una delle migliori app di verifica dell’età” ha aggiunto, ribadendo la necessità di avere “un terreno comune a livello europeo”. “Quindi – ha chiosato – è davvero importante applicare questo nuovo portafoglio digitale europeo entro il prossimo anno e avere sistemi di verifica dell’età reali”.










