L’errore in pagina svela le nuove fragilità del giornalismo sotto pressione

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Il lavoro del giornalista si svolge sempre più spesso in condizioni precarie che uniscono pretese di produttività e scarsa remunerazione. E per tenere i ritmi ci si affida sempre più frequentemente all’intelligenza artificiale che però da alleata può trasformarsi in incubo se non si controlla con attenzione quello che produce. Anche se – a dirla tutta – tra impostare il prompt corretto, correggere i primi output e rileggere con attenzione il prodotto finale, c’è da chiedersi se tante volte, alla fine si risparmia davvero tempo rispetto allo scriversi il pezzo da soli, “alla vecchia maniera”.

Il caso è emerso nella sua tragica comicità per un articolo pubblicato sull’edizione cartacea de La Provincia dedicato ai traffici di droga nel porto di Civitavecchia, diventato virale sui social, dopo che alcuni utenti hanno notato una chiusa riconducibile al linguaggio di ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI.

L’episodio è stato segnalato da profili come Osservatorio stampa italiana e News9 e da altre testate online come Open e Hwupgrade. Nel pezzo intitolato «Civitavecchia snodo dei traffici di droga», la conclusione del testo conteneva una frase tipica del modello linguistico di OpenAI: «Vuoi che lo trasformi in un articolo da pubblicare su un quotidiano (con titolo, occhiello e impaginazione giornalistica) o in una versione più narrativa da magazine d’inchiesta?».

L’errore e il rischio del “copia e incolla” digitale

La frase è diventata emblematica del rischio legato all’uso disattento dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Come evidenzia Open, la fretta di rispettare le scadenze e i vincoli di impaginazione dei giornali cartacei possono portare a errori di questo tipo.

PS: questo pezzo è stato in parte riscritto da ChatGPT, ma riletto