“Quando c’è una guerra l’informazione non esiste. Inutile che ci raccontiamo che esistono giornalisti che possono fare grandi inchieste. In ogni guerra l’informazione è veicolata dagli attori in guerra”. Lo ha detto il direttore di Open Franco Bechis, nel suo intervento al panel “La propaganda dei numeri e la guerra asimmetrica”, evento pomeridiano di “La storia stravolta e il futuro da costruire”, organizzato dall’Ucei e in corso al Cnel di Roma e di cui riporta Adnkronos.
Per il direttore di Libero Mario Sechi invece “su sette fronti Israele ha vinto la guerra. La pace si conquista usando il massimo della forza in guerra. Per questo Hamas ha accettato di negoziare. Bisogna dirlo. Israele ha stravinto: ha perso sull’ultimo fronte, quello della propaganda, ma si sapeva. Hamas è l’unico esercito del mondo, unica milizia che in tempo di guerra indossa abiti civili e in tempo di pace sono riusciti tutti fuori con la divisa. Non è meraviglioso? Questo è l’elemento della bugia, che pervade questi due anni di conflitto, in cui c’è un aggredito, Israele, e un aggressore, Hamas. L’altro punto è l’illusione: per due volte la sinistra progressista negli ultimi 40 anni sono caduti davanti alla storia, alla caduta del muro di Berlino e nel 2025 con la fine della questione di Gaza. Cosa racconteranno adesso, che sono finiti all’angolo?”.
Il direttore de Il Riformista Claudio Velardi invece sottolinea come “la guerra senza Netanyahu e senza l’offensiva non si sarebbe vinta. E invece ora è vinta. La ricostruzione di tutti i bias di questi due anni avrà bisogno di molto tempo. L’idea di poter convincere i ragazzi che vanno per le piazze che non è genocidio, non riuscirà mai. Ma non è un problema: il problema è vincere e riuscire a stabilire un nuovo ordine in Medio Oriente. Lì si fa la storia, non nei cortei dei pro-Hamas. La storia stravolta c’è e c’è stata da sempre, adesso c’è il futuro da costruire. Voi mondo ebraico state vincendo: adesso avete un mondo da costruire. Per quanto riguarda la comunicazione, le cose sono più semplici: la rete è il punto cruciale, che produce tutto. E la gerarchia delle notizie parte dalla rete, influenzata dalla guerra cognitiva, influenza i giornali che fanno l’agenda ma non la decidono loro. Mettono in bella copia l’agenda scelta dalla rete. Per questo proporrei di fare un lavoro giacobbino e illuministico nella creazione di ‘bolle buone’ che scavano nelle cose, ricostruiscono pezzi di verità e pazientemente ricostruiscono le cose avvenute”.
Infine, per Giuliano Ferrara, fondatore de Il Foglio,”è in atto un tentativo, anche ingenuo per certi aspetti, di cambiare le carte in tavola. Quando le cose mettono capo a un risultato chiaro sotto gli occhi di tutti, è il momento in cui le carte vengono cambiate. La favola che ci raccontano è che il piano di pace in 21 punti, sulla base del quale speriamo ci sarà la liberazione degli ostaggi, è il prodotto dell’astuzia o della vanità del Presidente degli Stati Uniti. Qualunque persona normale sa come sono andate le cose: le cose semplici non si possono imbrogliare con le favole. Tutti sanno come sono andate le cose: un progrom è la volontà di uccidere gli ebrei in quanto tali, non è un atto di terrorismo né di guerra, e di distruggerli. E il progrom c’è stato, clamoroso e forte. Ne è nata una risposta tragica ma inevitabile, la cui responsabilità se l’è assunta il governo e la maggioranza parlamentare di Israele. La tragedia è stata squadernata sotto gli occhi di tutti: secondo me non ci sarebbe stata nessuna barriera contro lo spirito anti-israeliano. Il governo di Israele ha deciso tempi e modi dell’eliminazione di un esercito irregolare, finanziato e armato dall’Iran”.
La guerra a Gaza, conclude Ferrara, “è stata spietata, dove sono morte decine di migliaia di persone. Il ministero della Sanità di Hamas è evidente che sono dei bugiardi: i numeri sono spropositati, hanno fatto i funerali alle bambole, fanno il doppio, triplo gioco. Discutere quanto siano veri i comunicati del ministero della Salute di Hamas mi sembra una perdita di tempo. Quello che è sicuro è che le vittime di guerra sono vittime di Hamas in primo luogo. Israele difende con le armi il suo popolo, loro difendono con il loro popolo le loro armi”.












