Più coraggio nella manovra, più investimenti nell’innovazione e sulle competenze. Il presidente di Assolombarda propone la sua strategia industriale dal Teatro Dal Verme. Lanciando il progetto ForgIA per l’intelligenza artificiale
Il Teatro dal Verme di Milano ha fatto da sfondo all’Assemblea generale di Assolombarda, la prima con Alvise Biffi alla presidenza.
‘Rethinking Industry – verso il futuro dell’impresa’ il titolo dell’incontro al quale ha preso parte anche Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.
Il focus, chiaro già dal titolo, non poteva che essere l’innovazione intesa come motore del cambiamento e forza che spinge il tessuto produttivo a crescere e competere.
Industriali, regione, comune e Università per ForgIA
In linea con questa strada, Assolombarda, insieme a Unione Industriali Torino, ha annunciato la firma di un accordo sull’innovazione e la creazione di un ecosistema digitale nazionale per l’industria ‘ForgIA’. L’iniziativa vede il coinvolgimento del Comune di Milano, di Regione Lombardia e dei principali partner scientifici: Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale, Italian AI Factory for Leading Innovation AI e Politecnico di Milano.
In un contesto in cui l’intelligenza artificiale rappresenta la nuova energia propulsiva dell’economia, ForgIA suggerisce un luogo in cui l’intelligenza artificiale viene creata, modellata e resa strumento di crescita. Con il progetto, Assolombarda punta quindi a costruire un ecosistema di dati condivisi dalle filiere e dai distretti industriali, messi a disposizione per forgiare soluzioni di Intelligenza Artificiale.
“Si tratta di un ecosistema aperto, ma tutelato, basato sul principio della sovranità del dato, che permette di creare una dinamica nella quale imprese concorrenti collaborano tra loro in alcune aree strategiche, continuando a competere in altre”, ha spiegato Biffi, sottolineando come l’iniziativa su il primo di 42 progetti promosso da Assolombarda nel suo mandato.
Con lui, a lanciare il progetto, il Presidente dell’Unione Industriali di Torino Marco Gay, la rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto, il Presidente di AI4I (The Italian Institute of Artificial Intelligence) Fabio Pammolli, la Direttrice Generale di Cineca Alessandra Poggiani.
La sua nascita consente di organizzare, valorizzare e rendere accessibili i dati industriali, proprio per aumentare la produttività del sistema manifatturiero e favorire la trasformazione digitale delle imprese. Un ecosistema digitale aperto ma sicuro, basato sul principio della sovranità del dato e sulla collaborazione tra imprese, istituzioni e centri di ricerca.
Come funziona
L’ecosistema fa parte di un modello piramidale a quattro livelli. Alla base (livello 1) si trovano le connessioni; il secondo livello è costituito dalle infrastrutture, ovvero i data center necessari per immagazzinare, elaborare e proteggere grandi volumi di informazioni; salendo al terzo livello, c’è l’ecosistema digitale su cui sta lavorando Assolombarda, che funge da tessuto connettivo per i dati. Infine, al vertice della piramide (livello 4) si trovano le applicazioni intelligenti che, poggiandosi sulla base dati, abilitano soluzioni di intelligenza artificiale generativa per l’industria.
Assolombarda si assume il ruolo di coordinamento e promozione dell’iniziativa, in una logica di collaborazione interregionale e interistituzionale.

Manovra, energia e rilancio
Nel suo intervento Biffi ha lanciato un appello al Governo chiedendo una Legge di Bilancio con “più coraggio”. “Il momento è adesso”, ha esortato, chiedendo di fare di più sull’innovazione.
“E’ fondamentale spostare tutte le risorse possibili per generare investimenti su una partita chiave per la competitività e per la crescita”, ha detto citando come esempio quanto ha fatto il governo tedesco che nel 2024 ha dedicato fondi alla ricerca e sviluppo per 44,9 miliardi di euro, contro i 13,5 dell’Italia.
Biffi ha parlato di innovazione, energia, investimenti e necessità di riforma degli incentivi. “Il costo dell’energia rimane un concreto e pericoloso squilibrio competitivo”, ha detto, ricordando come le imprese italiane pagano l’energia fino a tre volte di più rispetto ad altre grandi economie.
“È urgente un approccio programmatico e sistemico di politica industriale. Una strategia che consideri tutte le tecnologie e che sia focalizzata a costruire un mix energetico che ottimizzi al meglio la competitività del Paese, la sicurezza energetica e la sostenibilità ambientale”, il suo suggerimento.
Nel breve termine, puntando su rinnovabili già mature e competitive, come il fotovoltaico e l’eolico, nel medio-lungo periodo, invece, su tecnologie per i “cosiddetti gas verdi – biometano e idrogeno e il nucleare di nuova generazione”.
C’è poi il nodo della produttività delle microimprese con l’innovazione e l’Ia. Ai ritardi dovuti a burocrazia, lentezze infrastrutturali, Biffi aggiunge il fatto che come Paese, si investe poco in digitale, in tecnologia e in capitale umano.
Il presidente di Assolombarda ha guardato soprattutto alle microimprese che rappresentano il 95% delle imprese italiane, molto più che in altre aree europee. “Dovrebbero essere la nostra forza diffusa, ma invece non lo sono perché da sole non hanno la capacità di innovare e investire come servirebbe.
Leva per gli investimenti
“E’ una manovra che non mette sufficienti investimenti per far correre le imprese. Si guarda sempre al breve e non al lungo periodo”, ha rimarcato.
Biffi ha parlato della necessità di avere “risorse a leva che abilitano gli investimenti privati”. “Per stimolare l’innovazione servono risorse, pubbliche ma anche private e servono strumenti che le mettano in moto”. Perchè, la mancanza di investimenti “ovviamente, si traduce nella difficoltà a generare startup veramente scalabili, di dimensione internazionale, e addirittura unicorni”.
Dietro ogni innovazione ci sono “donne e uomini in carne e ossa. C’è l’Intelligenza Umana. Ci sono quei talenti. E il nostro Paese li possiede eccome”, ha esortato.
Strumenti chiari
Biffi si è soffermato anche sulla necessità di avere strumenti di facile accesso per le attività industriale. “Negli anni scorsi con Industria 4.0 l’Italia ha dimostrato che, quando gli strumenti sono semplici ed efficaci, le imprese rispondono, investono e crescono”, ha spiegato. “Poi, con l’ultima legge di bilancio, l’impatto di Industria 4.0 si è molto ridotto e contemporaneamente il piano transizione 5.0, pur ricco di ambizioni, ha visto la sua forza vanificata dall’estrema complessità delle procedure”.
Esempio chiaro il fatto che su 6,3 miliardi a disposizione, “il programma si chiuderà avendone utilizzati solo 3”.
Ecco perché per la prossima legge di bilancio serve con urgenza uno strumento chiaro, con risorse vere per l’innovazione e facile da usare. Solo così le imprese potranno sprigionare il proprio potenziale e diventare più produttive”.
Piano nazionale sulle competenze
Ma serve anche l’investimento sulle persone. “Serve qualcosa di più ambizioso e stabile, non un aiuto una tantum, ma una struttura permanente per sostenere le imprese nell’investimento in formazione, in ricerca, nel lifelong learning”. Il richiamo per la politica è: non basta una misura estemporanea, serve un piano nazionale strategico delle competenze, con crediti d’imposta robusti, con impegni pluriennali, in modo che le imprese possano contare su un sostegno prevedibile e duraturo come sistema Paese. Perché l’Intelligenza Umana e l’Intelligenza Artificiale sono compagne di viaggio.
Un passo importante duqnue diventa anche il potenziamento dell’alleanza integrata in cui scuole, università, centri di ricerca, Its e imprese collaborino per sviluppare le competenze digitali – tecniche e trasversali – necessarie a supportare la crescita. Assolombarda, a livello territoriale, ci sta lavorando da anni”, ha concluso.

Il videomessaggio di Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, all’assemblea di Assolombarda
Buongiorno a tutti, innanzitutto mi scuso per non essere con voi in presenza. Purtroppo avete visto cosa è successo nelle ultime settimane, Leonardo è costantemente assediata da cortei, gruppi che attaccano le sue aziende, gli ultimi eventi di Torino sono stati particolarmente violenti, per questioni di aumentata tutela ho dovuto rinunciare a presenziare fisicamente a tutta una serie di eventi in questo periodo, quindi mi scuso ancora, mi rendo anche conto che vedere un filmato, una proiezione video è molto noioso e quindi a differenza di quello che vi avrei potuto dire a voce in un contesto un po’ più interattivo, con uno schermo piatto diventa diciamo veramente stretto l’essenziale. Mi prenderò qualche minuto per riallacciarmi al motivo principale della vostra iniziativa di Erna e visto che si parla di digitale, di intelligenza artificiale, di nuove tecnologie, farò un brevissimo escursus su cosa sta cambiando anche nel mondo della difesa e della sicurezza, sperando di non annoiarvi troppo.
Ma diciamo che alla base di tutti i cambiamenti tecnologici degli ultimi anni c’è una costituzione di base. Noi per decenni abbiamo prodotto tanti dati, ma non li abbiamo mai raccolti, li abbiamo abbandonati, non li abbiamo mai analizzati. In realtà perdere questi dati, non analizzarli, vuol dire rimanere incapace di prevedere come le istituzioni, le situazioni possano evolvere.
Questo vale per le questioni finanziarie, per le questioni di sanità, per le questioni di difesa, per la gestione del traffico, per tantissimi settori apparentemente sconnessi fra di loro, ma in cui il motivo dominante è io ho una serie di sistemi che producono una quantità di informazioni nell’unità di tempo estremamente elevata, devo prendere queste informazioni, riordinarle, catalogarle, avere un grande database, da qui il nome Big Data, e avere la capacità di analizzare queste informazioni con sistemi di calcolo molto potenti che possano far girare molto rapidamente degli algoritmi di analisi che diventano sempre più complessi. Lo scopo è addestro il mio sistema, sulla base dell’esperienza passata, a prevedere cosa succederà. Non è molto diverso da quello che succede a livello cognitivo in un essere umano.
Gli ingredienti sono ovviamente grande memoria, database ordinato con dati ben processati, grande capacità di calcolo e grande interconnessione fra la memoria e il sistema di calcolo, che deve essere molto veloce, altrimenti il colo di bottiglia diventa proprio il filo o la fibra su cui passano i dati. Questo di per sé è un paradigma che si applica a moltissimi settori, vi ho fatto l’esempio prima della finanza, della salute, di tante cose che riguardano il mondo civile, la vita di tutti i giorni, il sistema bancario, tutte le operazioni che noi facciamo giornalmente con sistemi digitali, da un abbonamento a un provider di film sulla televisione, all’utilizzo della nostra carta di credito o all’utilizzo di documentazione elettronica e così via. Si aggiungono però a questa sfida, perché questa è comunque una sfida infrastrutturale, due grandi tecnologie.
Una è quella della cyber security, tutti questi dati, dati in quantità enorme che vengono flussati su diversi supporti, in aria, nel wireless, ma anche in fibra, addirittura in piattina, vanno protetti, vanno criptati, decriptati, perché se qualcuno intercetta il dato entra nel sistema e può bloccare i semafori, può bloccare gli aeroporti, può bloccare le banche, può fare quello che vuole, prendere informazioni riservate e utilizzarle contro il cittadino. E oltre questo c’è un secondo aspetto tecnologico importantissimo, la velocità, perché se in alcuni settori come quelli civili che vi ho raccontato prima bisogna essere assolutamente sicuri, poi sulla velocità ne discutiamo, vediamo quanta ne serve, ci sono altri settori dove invece la capacità di prevedere e quindi di decidere in tempo reale cosa fare diventa fondamentale. Questo è proprio il settore della difesa che forse è uno dei più complicati, perché per farvi un esempio con numeri di massima, se voi prendete uno scenario critico come può essere per esempio il territorio dell’Ucraina che in questo momento è sotto l’invasione russa, ecco questo è un volume di spazio enorme, sono migliaia di chilometri quadrati e in verticale andate da sotto il mare, diciamo dalla submarine alla superficie del mare, sino alle orbite dei satelliti che possono andare da 400 chilometri l’orbita bassa, sino alle orbite geostazionarie da 36 mila chilometri, quindi immaginate un solido fatto dall’area del paese, della zona di combattimento che viene chiamata combat scenario e poi alzate questo solido sino a diciamo al livello dei satelliti potremmo arrivare a 36 mila chilometri, questo volume di spazio è una zona dove tutte le piattaforme di attacco, di difesa, tutto quello che è purtroppo combattimento produce una quantità di dati pazzesca, sono centinaia e centinaia di terabyte al secondo che vengono prodotti dai vari aerei, elicotteri, navi, satelliti, questi dati devono essere immediatamente incamerati, ordinati, analizzati, quindi sempre una potenza di calcolo elevatissima in zona, un’intelligenza artificiale particolarmente evoluta, con una capacità di calcolo velocissima che possa in tempo reale decidere sulla base di quello che ha visto e di quello che ha imparato dopo tanto addestramento su situazioni simili, di prendere una decisione e per esempio stabilire che non sarà la nave che si trova in una certa coordinata a annullare una minaccia che viene per esempio dal cielo, quindi un missile supponiamo, ma sarà casomai un elicottero più vicino, un carro armato o un aeroplano e questo è real time decision making, cioè sono sistemi che per aiutare l’uomo a difendersi devono prendere delle decisioni in tempo reale analizzando, accumulando e analizzando una quantità di dati enorme, quindi capite quando si parla di sicurezza tutte le sfide che ci sono sul digitale vengono moltiplicate come difficoltà per un fattore grande che dipende quindi dalla velocità, dalla dimensione del sistema, dell’area critica e questa è una sfida che sta mettendo alla prova tutti, non solo l’industria della difesa, ma l’industria del digitale, chi fa elettronica e così via.
Ecco adesso qual è quindi la direzione in cui ci stiamo muovendo perché al di là delle polemiche sterili spesso in malafede che vengono fatte noi dobbiamo garantire la sicurezza di una nazione e la sicurezza di un continente, bisogna ragionare in maniera continentale, questo vuol dire che in generale potenzialmente un continente è un combat scenario, quindi immaginatevi una cosa grande come l’Europa o grande come l’Italia, non come l’Ucraina ma insomma una cosa molto grande che dal mare allo stratosfera deve essere coperta, tutti i dati devono viaggiare rapidamente, tutti i dati devono essere cyber sicuri perché se il nemico mi intercetta io la capacità di decidere e reagire su come annullare la minaccia la perdo, quindi tutti i dati analizzati in tempo reale, cyber sicuri e con velocità estrema perché per darvi un numero un missile ultrasonico che parte dalla Russia arriva a Londra, Parigi e Roma, a Berlino in circa tre minuti, quei tre minuti sono tre minuti cruciali per la sopravvivenza di tutti perché sono i tre minuti in cui i miei satelliti devono vedere dove è partito il missile con un’immagine infrarossa, tracciare la traiettoria in poche decine di secondi, questi dati vengono mandati a terra, si valuta qual è la traiettoria e il punto di impatto, si cerca di essere il più possibile predittivi e bisogna capire a quel punto negli restanti 80-90 secondi con quale sistema annullare, intercettare e annullare questa minaccia, questo è ciò che succede e quindi bisogna avere una capacità di integrare sistemi convenzionali della difesa con nuovi sistemi di cyber sicurezza, super calcolo, intelligenza artificiale, big data analytics in una maniera che non ha precedenti, se noi riuscissimo a fare questo potremmo già pensare di essere in un paese più sicuro, non si parla di attaccare qualcuno, si parla di annullare delle minacce che come avete visto arrivano quando uno meno se l’aspetta, gli ingredienti di questo sistema che noi chiamiamo multidominio, perché ovviamente i domini sono mare, terra, aria e spazio e sono tutti quanti integrati, multidominio interoperabile perché sarà questo sistema intelligente, esperto, che con la supervisione degli uomini sceglie quale possa essere la miglior tecnica di difesa interoperabile, è il sistema che sapendo di poter contare su navi, sistemi a terra, sistemi in aria decide qual è il sistema che ha la probabilità più alta di bloccare la minaccia in arrivo qualunque essa sia. Gli ingredienti di questo multidominio interoperabile che sarà prima nazionale e poi continentale perché devono parlarsi tutti con la stessa lingua, tutti con lo stesso criterio di cybersicurezza, sono innanzitutto i satelliti che sono quelli che dall’alto guardano, prendono i dati fondamentali di posizione, traiettoria, punto di arrivo, è un po’ come la sentinella nei secoli precedenti che si metteva in cima alla montagna, alla collina e vedeva nella valle il nemico che si avvicinava, il satellite fa questo ma con una quantità di dati enorme che viene continuamente prodotta e analizzata poi ci vogliono sistemi che volano quindi aeroplani, elicotteri, sistemi a terra, sistemi in acqua e sistemi sott’acqua che in qualche modo condividano dei comandi e controlli e dei sistemi di difesa e di combattimento che abbiano le stesse basi, cioè che siano in grado di parlare fra di loro, di scambiarsi le informazioni che sono quelle che poi servono agli algoritmi per decidere che rispondere ad una minaccia con il mezzo A o con il mezzo B ha una probabilità diversa e si sceglie ovviamente quello che ha più probabilità di avere successo. In tutto questo, che è già tantissimo, ricordatevi che oggi la guerra ibrida, cioè quella fatta con elettronica e macchine, sta ricorrendo sempre di più a sistemi non gestiti dall’essere umano, quelli che chiamiamo droni.
I droni sono a terra, i droni volano, i droni sono sott’acqua, sulla superficie dell’acqua e questi droni a loro volta sono altri grandi emettitori di dati che vanno raccolti, inseriti nel sistema di dati complessivo di quello che abbiamo chiamato il combat scenario, vanno analizzati perché in realtà in futuro succederà che saranno sempre più droni, sempre più sistemi senza equipaggio umano a fare il lavoro pericoloso, il lavoro sporco, salvaguardando vite umane. Ora, quello che vi ho raccontato, che è una sintesi estremamente semplificata di una delle più grandi sfide tecnologiche di questo secolo, come capite ha una doppia valenza. Primo, mette insieme tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione, di cui noi siamo consapevoli.
C’è molta neuroscienza, sistemi cognitivi, c’è molto digitale, computer science, intelligenza artificiale, molta meccanica, molta elettronica, cyber security vuol dire matematica, criptazione, c’è tutto lo scibile, quantomeno lo scibile STEM che viene coinvolto perché la sicurezza è ormai un problema globale e non può essere risolto solo con le armi o solo con gli hackers, bisogna avere un sistema integrato, un’orchestra che venga veramente diretta da un maestro che sa armonizzare, orchestrare tutti quanti gli strumenti. Il secondo impatto è che molte di queste tecnologie si spera quando, non come oggi, ci sono 61 conflitti nel mondo, quando i conflitti saranno molti di meno, speriamo zero, molte di queste tecnologie avranno un importantissimo uso duale, questi satelliti ci consentono di fare osservazione della terra, geoposizionamento, acqua, agricoltura, analisi climatiche, hanno una infinita quantità di applicazioni che sono sicuramente pacifiche, le chiamiamo duali, così come tutto questo sistema di sicurezza, la cyber security è una cosa che quando le guerre speriamo finiscano subito non ci saranno più sarà fondamentale perché noi ormai siamo creature digitali, non credo che ci sia qualcuno che non abbia un computer o uno smartphone e nel momento in cui noi diventiamo generatori di dati e usufruitori di dati, i dati dovranno essere protetti, il concetto è banale, i soldi li mettete da parte, i vostri averi, la vostra casa quando uscite chiudete a chiave la porta, beh il dato che ormai è la nuova valuta andrà protetto esattamente come proteggiamo le cose che sono per noi preziose, quindi tutto questo rende la società migliore, più funzionale, più sicura, non ultimo lo sviluppo tecnologico di tecnologie che partono come tecnologie che sono mai di difesa o belliche, ha delle ricadute immense in tantissimi sistemi industriali, dall’elettronica, alla manifattura, all’automotive, ai trasporti e così via e quindi tutto sommato bisogna avere l’onestà intellettuale di ammettere che purtroppo ci sarà sempre qualcuno che non segue le regole e che attacca, il modo migliore è di dissuaderlo e far capire che siamo in grado di difenderci molto bene. Chi sviluppa sistemi della difesa non ha in mente l’attacco, ha in mente la sicurezza, è una consapevolezza che purtroppo non hanno certi pacifisti armati che stanno demonizzando chi queste, come noi, queste tecnologie sta cercando di svilupparle, ma convinti che questa sia una necessità per il futuro, per la sicurezza dei nostri figli e anche per far crescere l’economia, l’industria, la funzione guida di tutta la digitalizzazione della società l’utilizzo di tecnologie digitali per tutti i cittadini, ecco chi ha la convinzione che questo vada preservato per proteggere il nostro modello sociale e per migliorarlo possibilmente continuerà ad andare avanti, cercherà di non ascoltare la violenza del pacifista armato e cercherà soprattutto di impegnarsi su uno sviluppo senza precedenti di tecnologia, questo vuol dire investire sui giovani, abbiamo bisogno di tantissimi ragazzi STEM, ragazzi e ragazze STEM, è una cosa che non possiamo dimenticare, è una sfida nella sfida, senza cervelli non andremo lontano, con questo spero di non avere annoiato, vi ho detto per grandi linee quello che noi stiamo cercando di fare a livello internazionale con Leonardo, spero vengano tempi migliori per potersi incontrare di persona, grazie a tutti e buon proseguimento.












