La ricerca per rendere gli SMR più efficienti continua. L’opinione pubblica resta divisa.
E’ il nucleare la fonte di energia su cui le grandi aziende tecnologiche stanno puntando per alimentare l’intelligenza artificiale.
Negli Usa la centrale nucleare di Three Mile Island nella Pennsylvania centrale – dove nel 1979 si verificò il più grave incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti, seppure senza vittime e di portata non paragonabile a quella di Fukushima o Chernobyl – è tornata a far parlare di sé per un accordo firmato da Microsoft per acquistare energia dal reattore lì ancora funzionante.
Questa mossa si inserisce in una tendenza più ampia che vede la Silicon Valley sempre più impegnata a individuare nuove fonti energetiche in grado di sostenere il fabbisogno degli enormi data center e, in particolare, dei chip ad alte prestazioni su cui si basa l’infrastruttura dell’intelligenza artificiale.
Il vantaggio del nucleare è che è una fonte di energia costante e, a differenza dei combustibili fossili, non emette carbonio. Per questo le Big Tech vi stanno scommettendo e Microsoft ha persino aderito recentemente alla lobby globale con sede a Londra World Nuclear Association.
I progetti nucleari di Amazon e Google
Anche Amazon, Google e altri stanno finanziando progetti nucleari, ma puntano su una tecnologia più recente nota come reattori modulari di piccole dimensioni (SMR).
La loro caratteristica è che funzionano a temperature più basse, riducendo teoricamente il rischio di fusione, e comportano costi di costruzione inferiori per via delle loro dimensioni.
Al momento ve ne sono due, uno in Cina ed uno in Russia e alimentano delle reti elettriche, perché forniscono una quantità abbastanza modesta di energia.
Per questo sono ancora lontani dall’essere la soluzione ad hoc per alimentare l’IA.
“La maggior parte degli SMR esiste solo sulla carta” e non è andata oltre la fase di test, ha spiegato Allison Macfarlane, ex presidente della US Nuclear Regulatory Commission e oggi professoressa all’Università della Columbia Britannica in Canada alla BBC News.
Il fatto che il nucleo sia più piccolo significa che il reattore è meno efficiente e quindi produce meno energia con la stessa quantità di combustibile, fatto che rende gli SMR ancora molto lontani dall’essere e economicamente sostenibili.
“Non si possono ignorare le economie di scala”, dice. “Sono idee interessanti. Ma i ‘tech bros’ sembrano scollegati dalla realtà.”
L’IA corre troppo veloce
Kairos Power, partner di Google, punta a produrre 50 megawatt di energia nucleare entro il 2030, che basta per alimentare una piccola città.
La società ha aperto una sede a Oak Ridge, Tennessee, storica località legata al Progetto Manhattan, definendola un “campo di prova” per sviluppare nuove tecniche di costruzione in grado di migliorare l’efficienza e ridurre i costi.
Tuttavia, anche con l’obiettivo di decuplicare la produzione entro il 2035, la tecnologia non riesce a star dietro allo sviluppo dell’IA, il cui fabbisogno energetico sta crescendo rapidamente.
“Gli SMR possono fornire energia pulita 24/7 vicino ai data center, ma non si avvicineranno nemmeno a risolvere il problema della domanda nei prossimi uno o due anni” ha dichiarato Haider Raza, esperto di IA e consumo energetico dell’Università dell’Essex.
Il consumo elettrico dei data center – oggi pari all’1,5% di quello globale – si attende che raddoppi nei prossimi cinque anni, stando ad un report dell’International Energy Agency (IEA) dello scorso aprile.
Secondo Mosharaf Chowdhury, esperto di sistemi informatici dell’Università del Michigan, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sta avvenendo a una velocità senza precedenti rispetto ad altre tecnologie ad alta intensità energetica, come auto e computer.
“L’IA è arrivata al punto di saturazione in neanche 15 mesi: è cresciuta così in fretta che non abbiamo avuto nemmeno il tempo di immaginare come gestirla.” ha spiegato.
La ricerca del suo team si concentra ora sullo studio di soluzioni per aumentare l’efficienza energetica dei chip e per usare modelli IA “più piccoli, più veloci e altrettanto accurati” per risparmiare energia, ma i risultati finora sono limitati.
L’ostilità dell’opinione pubblica
Un altro problema da affrontare perché il nucleare possa dare un contributo nel lungo periodo è l’ostilità dell’opinione pubblica verso di essa.
Un esempio concreto arriva da North Tonawanda, cittadina nello Stato di New York, che a marzo ha vietato la costruzione di impianti nucleari in risposta al piano di una tech company di costruire un mini-reattore per il mining di criptovalute.
La gestione delle scorie
Altra criticità degli SMR è che potrebbero generare più scorie radioattive rispetto ai reattori nucleari tradizionali.
“Da un nucleo più piccolo sfuggono più particelle subatomiche, contaminando i materiali circostanti” spiega un ricercatore dell’Università di Stanford.
Tuttavia in alcune aree gli SMR sembrano godere del sostegno dei cittadini, grazie al loro potenziale di offrire energia continua e priva di emissioni, come è accaduto a Kairos Power, partner tecnologico di Google, nel Tennessee, dove ha avviato i suoi progetti sperimentali.
Un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center mostra che “una leggera maggioranza degli americani è favorevole all’energia nucleare”, segnalando una possibile apertura dell’opinione pubblica verso questa tecnologia, nonostante i timori persistenti.
Foto (Ansa): Three Mile Island


















