AI Mode di Google è l’inizio della fine di editori e di contenuti originali? Ce lo siamo chiesti qualche settimana fa partendo dalla considerazione che il servizio di intelligenza artificiale introdotto da Big G sembra nato per rompere il “patto” con i produttori di contenuti. Finora infatti giornali, blogger e creator pubblicano contenuti, Google li indicizza e in cambio porta traffico e quindi pubblicità.
Con AI Mode cambia tutto perchè i contenuti sono usati per generare risposte esaustive che non restituiscono visibilità e traffico a chi li ha prodotti.
Un’interessante intervista di Fanpage a Salvatore Aranzulla mette a fuoco alcuni di questi temi prefigurando uno scenario che non offre grandi speranze a editori e creatori di contenuti.
Ricordiamo che Aranzulla è uno dei più noti divulgatori tecnologici italiano, imprenditore digitale di successo grazie soprattutto alle sue guide pratiche e soluzioni ai problemi informatici (chi non le ha incontrare e usate?). Ha fondato e dirige Aranzulla.it, visitatissimo sito che basa il modello di business sulla pubblicità online e che alimenta traffico e ricavi digitali del Gruppo Il Messaggero.
AI ha già ridotto considerevolmente il traffico
Già oggi l’impatto dell’Ai sui siti editoriali in Italia ha prodotto una forte contrazione del traffico. Per Aranzulla.it – dice il fondatore – il calo è del 25% e “c’è chi ha avuto contrazioni più marcate e chi soffre meno perché può contare su una community diversa”.

Meno traffico, meno ricavi, meno giornalisti, meno contenuti
A lungo andare questa contrazione di traffico si traduce in una contrazione dei ricavi. “Se tu generi meno traffico allora vendi anche meno pubblicità. E se hai meno pubblicità non hai più soldi per pagare i collaboratori o comunque chi scrive i contenuti”.
“Nessuno ha pensato di tutelare questo mercato”
Una situazione critica per autori e giornalisti che secondo Aranzulla mette a nudo gravi lacune nella gestione da parte delle istituzioni. “È incredibile che nessuno abbia pensato a tutelare questo mercato. Dico sia a livello governativo che a livello europeo. I sistemi di intelligenza artificiale che abbiamo davanti sono stati costruiti senza tenere conto del diritto d’autore. Ho visto che adesso si sta muovendo qualcosa ma ho paura sia troppo tardi”.
Chi farà pagare le società di intelligenza artificiale?
Una soluzione potrebbe essere far pagare i big che gestiscono le Ai per attingere alle informazioni su cui elaborano le risposte. “È una soluzione ideale, anche perché mantenere un sito ha i suoi costi e se ci vanno i bot invece che le persone il meccanismo non rende. Spendo per tenere attivo un server che poi non viene visitato da utenti reali. Invece che guadagnare ci perdo”. Ma per funzionare “devono essere d’accordo le società che si occupano di intelligenza artificiale. E devono anche essere d’accordo in fretta. Basta che solo ChatGPT si rifiuta e salta tutto. Ma queste sono società nate ignorando il diritto d’autore”.
Google ne uscirà comunque bene
E gli affari di Google? I loro ricavi passano anche dalle inserzioni nei siti. “Non mi aspetto una flessione dei ricavi di Google. Adesso molte funzioni legate all’intelligenza artificiale sono gratuite. Per altre invece bisogna pagare. Ma possono sempre decidere di inserire la pubblicità direttamente all’interno delle risposte”.
Verso una Rete dominata dai contenuti degli inserzionisti
Il rischio maggiore di un sistema del genere che domina il web è che, senza avere ritorni, la produzione di contenuti giornalistici, di valore, autonomi e generati da persone, si spenga e che la rete diventi “machine web”, una dimensione digitale in cui i contenuti vengono letti e sintetizzati dalle intelligenze artificiali più che dagli esseri umani. “Non solo”, avverte Aranzulla, le risposte cheverranno generate “rischiano di venire influenzate dagli inserzionisti. Da chi paga gli editori per creare contenuti dove vengono pubblicizzati solo i loro prodotti. Rischiamo proprio una perdita di qualità. Alla fine quando chiederemo “Qual è il migliore smartphone” troveremo come risposta il modello dell’azienda che ha pagato di più per essere posizionata”.
Immagini realizzate con ChatGPT











