La presidente Fang annuncia chiusure sedi estere e licenziamenti “per un futuro in cui sarà possibile espandersi di nuovo” per portare informazione indipendente in luoghi remoti.
Radio Free Asia (RFA) ha annunciato la sospensione di tutte le sue attività giornalistiche a causa dello shutdown del governo degli Stati Uniti e dei tagli decisi, a inizio anno, dall’amministrazione Trump ai media finanziati con fondi pubblici.
Il presidente ha infatti definito realtà come RFA, Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) e Voice of America “mal gestite” e “uno spreco di risorse governative”.
Dal rallentamento alla chiusura
Già negli ultimi mesi l’emittente, fondata negli anni ’90 per offrire informazione indipendente su Cina e Asia orientale, ha potuto contare su personale ridotto, pubblicando solo pochi articoli online.
Ora però RFA inizierà ora a chiudere le sedi estere – di Dharamsala, Taipei, Seoul, Istanbul, Bangkok, and Yangon – e a licenziare gli oltre 400 dipendenti, molti dei quali in congedo non retribuito da marzo scorso.
“RFA è stata costretta a sospendere tutta la produzione di contenuti giornalistici per la prima volta nei suoi 29 anni di esistenza”, ha dichiarato la presidente e ceo Bay Fang.
Il contesto
La chiusura arriva pochi giorni dopo l’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping in Asia, e segna la sospensione di un canale, che diffondeva notizie in diverse lingue asiatiche, rappresentando per decenni una delle principali voci indipendenti nella regione.
Secondo Fang, la decisione è necessaria per preservare la possibilità di un futuro ritorno: “Nel tentativo di conservare le limitate risorse disponibili e mantenere viva la possibilità di riavviare le operazioni, RFA sta compiendo ulteriori passi per ridurre responsabilmente la sua già limitata presenza.”
In passato l’emittente si è distinta per le sue inchieste sulla repressione degli uiguri in Cina, sul colpo di Stato in Myanmar e sulla situazione dei disertori nordcoreani, vedendo crescere il proprio pubblico on line del 20% tra il 2023 e il 2024.
“Un regalo per i dittatori”
Gli esperti sottolineano che la chiusura dell’emittente rappresenta un duro colpo alla libertà d’informazione.
“È un regalo per dittatori come Xi Jinping”, ha denunciato Sophie Richardson, co-direttrice della rete Network of Chinese Human Rights Defenders, ricordando che la Cina “lavora assiduamente per controllare quali storie possano essere raccontate”.
Anche il diplomatico Nicholas Burns, ambasciatore USA in Cina sotto l’amministrazione Biden, ha criticato la decisione: “È un grave errore che ci impedirà di dire la verità al popolo cinese e di contrastare la propaganda di Pechino.”
Le altre emittenti dell’USAGM
A differenza di RFA, Radio Free Europe/Radio Liberty – società privata senza scopo di lucro finanziata dagli Stati Uniti attraverso la U.S. Agency for Global Media (USAGM), che sostiene anche Voice of America e Radio Free Asia – rimarrà attiva, anche se con risorse ridotte.
“Prevediamo di continuare a raggiungere il nostro pubblico nel prossimo futuro” ha dichiarato un portavoce, anche se l’ultimo finanziamento federale risale a settembre scorso.
Voice of America, invece, ha già sospeso gran parte delle attività dopo l’interruzione dei fondi e alcuni dipendenti hanno già avviato azioni legali contro i piani dell’amministrazione.
Bay Fang ha concluso lasciando aperta una possibilità di ritorno: “Per quanto drastiche possano sembrare queste misure, esse posizionano RFA per un futuro in cui sarà possibile riprendere a fornire notizie accurate e non censurate alle persone che vivono in alcuni dei luoghi più chiusi del mondo.”
Foto (YouTube): Bay Fang, president e ceo di Radio Free Asia


















