‘Experience’ è la parola su cui si sviluppa la filosofia editoriale, di comunicazione e commerciale di Condé Nast, che viene lanciata con il nuovo Vanity Fair, un network che vede carta, web, social network, video e rapporti umani svilupparsi in un unico progetto di comunicazione.
“Un’opera o meglio ancora un progetto artistico, in tre atti”, aveva raccontato il direttore Simone Marchetti a Dina Bara, nell’intervista parte del servizio di copertina del numero di Prima in edicola, di cui riprendiamo i concetti piu innovativi.
“Il primo avviene qui, in redazione, la domenica prima dell’uscita del numero, che è in edicola il mercoledì: il nostro sito, i nostri social media e quelli dell’artista comunicano la stessa cosa, cioè un video che ha qualcosa di significativo da dire e che nei giorni successivi diventa virale. Il martedì diffondiamo la copertina e quando la mattina dopo esce il giornale la curiosità è cresciuta ancora. Il secondo atto è il nuovo Vanity Fair che non strizza l’occhio a Instagram o alla virtualità, ma torna alla bellezza e all’eccellenza estetica dei giornali che si facevano negli anni Cinquanta. Nel terzo atto siamo di nuovo nella nostra sede, dove offriamo un’esperienza reale ai nostri utenti e ai fan del personaggio: un mini concerto in occasione del lancio di un disco, una rappresentazione in esclusiva per noi di un’attrice, l’incontro con registi, scrittori o chiunque abbia qualcosa d’interessante da dire”.
Esperienze veloci per le presentazioni di Fedele Usai, ad di Conté Nast Italia, di Simone Marchetti, affiancato dal vice direttore Malcom Pagani e dalla onnipotente Francesca Airoldi, direttore generale sales and marketing.
Experienza stralunante da vivere, volendo, il Dialogo nel buio, un giro nella totale oscurità per provare di cosa significa non vedere (non a caso l’evento di presentazione era organizzato allo storico Istituto dei ciechi di Milano).
Più di 300 persone in sala tra cui moltissimi responsabili delle aziende, soprattutto moda, cosmetici, auto, tech, con cui il gruppo editoriale ha intensi rapporti di collaborazione. Una comparsata veloce l’hanno fatta anche Diego e Andrea Della Valle sempre attenti a cosa succede nel mondo della comunicazione.
Il gruppo Condé Nast era rappresentato anche dal presidente italiano Giampaolo Grandi, molto contento della svolta di Vanity Fair, e da Wolfgang Blau, president di Condé Nast International, arrivato apposta da Londra. Assente Jonathan Newhouse, che come nuovo capo globale del gruppo, è a New York a prendere le misure del business.
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