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“Democrazia a rischio se la politica non porta a termine una buona legge su editoria e precariato”. Allarme Fnsi e Articolo 21

“Il mondo politico può influire sul giornalismo, ad esempio non portando a termine una buona legge sull’editoria, permettendo che tanti giornalisti siano sottopagati e che si chiudano tanti giornali. Quando la politica permette tutto questo, lasciando senza contratto e senza un lavoro chi fa le inchieste sul territorio, mette a rischio la democrazia”. E il monito lanciato da Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, nel corso dell’incontro ‘Articolo 21 – Costituzione, informazione e democrazia: tra fake news, nuove forme di solidarietà e rivoluzione tecnologica’, organizzato dal Centro studi Pio La Torre nell’ambito del progetto educativo antimafia e antiviolenza.

Giuseppe Giulietti (Foto Ansa/Giorgio Onorati)

A partecipare, oltre Giulietti, sono stati il presidente del centro, Vito Lo Monaco, insieme ai giornalisti Paolo Borrometi, presidente dell’associazione ‘Art. 21’, Rino Cascio, caporedattore Rai Sicilia, e Marina Turco, caporedattrice Tgs, che ha moderato il dibattito. Dal controllo sociale ed economico delle mafie alle fake news, dal ‘clickbait’ all’impatto della pandemia sull’informazione, fino alla richiesta, da parte degli studenti detenuti che hanno seguito l’incontro in collegamento, di dare maggiore copertura sulla condizione creata dal Covid all’interno delle carceri.

Sono solo alcuni dei punti affrontati dai relatori, rispondendo alle tante domande degli studenti che hanno partecipato: oltre 330 le scuole in videoconferenza alle quali si aggiungono le centinaia da Nord a Sud Italia che hanno seguito in streaming. “Le notizie false tendono a colpire il principio di autorevolezza, portando all’idea dell’uomo solo al comando – ha aggiunto Giulietti – che non vuole cittadini critici in grado di fare domande, ma che battono le mani al capo di turno”.

Paolo Borrometi

Borrometi ha poi affrontato con gli studenti il problema degli ‘odiatori da tastiera’ che sui social aggrediscono, ad esempio, la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, e costretta oggi alla protezione dello Stato. E tra i “cercatori di verità” un ricordo è andato al giornalista suo conterraneo, Giovanni Spampinato, ucciso dalla mafia, la cui storia ha ispirato Borrometi nel suo lavoro. Rino Cascio ha poi sottolineato come l’estrema facilità di accesso alle informazioni, rese disponibili dai social non ne faccia il “demone assoluto ma, anzi, i social sono uno stimolo per il mondo dell’informazione, incoraggiando il dialogo diretto con i lettori. Occorre un giornalismo libero, chiaro e indipendente, che dia spazio alle fonti più autorevoli, soprattutto in tempo di pandemia”.

“La democrazia si misura nel rispetto delle libertà fondamentali, tra cui quelle dell’art. 21 della nostra Costituzione, un articolo scritto quando ancora non erano presenti i moderni sistemi e mezzi di comunicazione – ha detto Vito Lo Monaco – Oggi, le fake news creano campagne di odio e divisioni tra la cittadinanza, aumentando anche l’odio sociale e la violenza, ad esempio nei confronti delle donne. C’è bisogno di nuove forme di unità e partecipazione democratica alla vita del Paese, nonostante la pandemia”.

“Serve un’alleanza per utilizzare meglio i social – ha detto Marina Turco – contrastando gli scopi che i guastatori e i disinformatori mettono in campo, spesso con l’obiettivo di lucrare attraverso le notizie false. Un’alleanza tra mondo del giornalismo e sistema scolastico è fondamentale perché gli studenti si possano cibare di buone notizie”.

Roberto Borghi

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