Via libera dell’Eurocamera alla direttiva che aggiorna la lista e le sanzioni per quanto concerne i crimini ambientali. La nuova direttiva, concordata dal Parlamento e dal Consiglio il 16 novembre 2023, è stata adottata con 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni. Il testo comprende un elenco aggiornato di reati penali, tra cui il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione europea sulle sostanze chimiche e l’inquinamento provocato dalle navi. I deputati si sono assicurati che le nuove norme includano i cosiddetti reati “qualificati”, come gli incendi boschivi su larga scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo, che degradano gli ecosistemi e costituiscono un ecocidio.
E sempre il Parlamento europeo ha adottato con 329 sì, 275 no e 24 astenuti la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). La norma, fortemente richiesta dalle associazione ambientaliste e dalla scienza e osteggiata dai gruppi politici di destra e dei conservatori, mira a tutelare più dell’80 per cento degli habitat europei risulta in cattivo stato, tra zone terrestri e marine.
La norma, che è stata parzialmente alleggerita per rispondere alle richiesta del mondo agricolo, prevede che entro il 2030 gli Stati membri debbano ripristinare lo stato di salute di almeno il 30 per cento degli habitat indicati dalla legge (foreste, praterie, fiumi, laghi, coralli). Dieci anni dopo si salirà al 60, e a metà secolo (non manca più molto) al 90%. In circostanze eccezionali sarà consentito sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare. Si dovranno inoltre registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati. L’Ue, tuttavia, guarderà più all’entità degli sforzi dei singoli Paesi piuttosto che ai risultati. In più, nella revisione prevista nel 2033, prioritaria sarà la valutazione degli effetti del regolamento sul settore primario.
Nonostante gli sforzi alimentati dalla campagna di disinformazione delle lobby anti-ambientaliste volta a bocciare il provvedimento, la maggioranza dei parlamentari è rimasta fedele al processo democratico europeo, approvando l’accordo adottato lo scorso novembre.
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