“Ogni libro ha una regia occulta: di solito meno se ne parla, più viene fuori da sola, e meglio è. Ma sull’ispirazione, sul cuore e sullo sguardo che hanno mosso il mio B sia consentito di esprimere qualcosa che assomiglia a una testimonianza strategica e al tempo stesso a una preghiera: volevo scrivere un libro folle, crudo e misericordioso; e forse ce l’ho fatta, anche se tra la confessione e l’auto-soffietto egotico corre un soffio.
Un’opera comunque pregiudizialmente fuori dagli schemi; un monumento di quasi 700 pagine che nel regime di accentuato tribalismo ed efferata semplificazione si collocasse al di sopra, al di sotto e perfino di lato rispetto all’odio, al favore, all’insofferenza e all’adorazione che, con tanto di maledizioni e cadute estatiche, B ha sollecitato in questi ultimi trent’anni e un po’ anche adesso che non c’è più, ma c’è ancora, nel mio caso in forma di nevrosi ossessiva con sconfinamenti onirici. Ma è pur sempre la storia d’Italia, là dove l’umile cronologia dell’età cosiddetta berlusconiana ha dovuto fare i conti con i suoi spropositi, le sue visioni, le sue allucinazioni.
Pazzesco, posso garantire, e a tratti anche spaventoso è stato attraversare un materiale immenso accumulato con passione e classificato con disciplina giorno dopo giorno: libri, opuscoli, articoli, foto, video, dettagli, deviazioni, frammenti e mucchietti di specchi, alcuni deformi e altri rotti.
Dentro, insieme agli sviluppi della vita istituzionale e al più variegato e sordido ciclo di intercettazioni, ho cercato di infilarci il Faust e Machiavelli, Fellini e Neverland, Bobbio, Caligola, la taumaturgia, il Purgatorio, le ninfe, le mummie, le statue, i beauty center e addirittura il cavallo bianco del Pino Silvestre Vidal.
L’inevitabile crudezza è derivata dal fatto che il potere è da sempre affascinante e disgustoso, qui in Italia con un sovrappiù di farsa e una inesorabile dotazione melodrammatica. Mentre la misericordia sta nel riconoscere la fragilità della natura umana quando si è deciso di raccontare una vita, certo incommensurabile, ma tale proprio perché dominata da troppo successo, troppi quattrini, troppa ambizione, troppa generosità, troppo sesso, troppi reati, troppa fiducia in sé stesso, troppo tutto.
Eccessivo perciò non poteva che venir fuori anche questo ameno e sconsideratissimo librone che l’intuito giornalistico ha suggerito di costruire in brevi capitoletti quasi autonomi, ciascuno nemico della noia.
Il risultato è che ancora non ho capito se è un libro pro o contro B, ma al dunque, e senza che suoni superbo, non mi importa poi così tanto. So solo che è stato faticoso e appassionante.
Forse c’è troppo anche di me. Forse, arrivati a una certa età, bisogna pure accettare le cose come vengono”. (Filippo Ceccarelli)
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