Due noti giornalisti che fanno un passo indietro e un annuncio di integrazione di profili femminili per riequilibrare la composizione della ormai nota Commissione cinema del Mic.
Primo passo ufficiale del nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, chiamato l’11 settembre in Parlamento per riferire sulle nomine “last minute” effettuale dal suo predecessore Gennaro Sangiuliano, nel giorno stesso delle sue dimissioni.
“Non mi sento affatto offeso dalle scelte fatte dell’ex ministro Sangiuliano che mi ha preceduto” mette subito in chiaro nel suo primo intervento in Parlamento, nella sua nuova veste di ministro, dove – sintetizza Ansa – ha risposto ad una interrogazione di Iv sulle nomine di Sangiuliano.
Nessuno sgarbo istituzionale dice Giuli, spiegando che lui “per primo” al suo insediamento si è posto la stessa domanda degli interroganti, “traendone però conclusioni diverse”.
Anticipa subito che “la commissione di cui stiamo discutendo è oggetto di una mia attenta verifica e revisione”. E la soluzione non sarà tanto quella di mandare a monte il lavoro fatto dal suo predecessore, quanto quella di integrarlo con altri innesti.
Giuli loda la competenza dei prescelti da Sangiuliano, 15 e non 18 come scritto nell’interrogazione, tutti “con profilo curriculare di alto livello”. Cita ad esempio, quello di Paolo Mereghetti, “autore del più celebre dizionario dei film realizzato in lingua italiana, tutt’altro che identificabile come un cliente del ministro Sangiuliano”. E accusa i “solerti interroganti” di non essersi accorti, “nella ricerca di carenze” sui profili degli esperti, che il vero problema era il “mancato rispetto dell’equilibrio di genere, questo sì reale”.
Considerato che l’iter del decreto non è stato perfezionato, lui intende “arricchirlo” intervenendo con la nomina di donne esperte della materia. Per le quali si liberano intanto già due caselle che erano già state occupate con l’indicazione di due giornalisti, Francesco Specchia e Luigi Mascheroni.
Entrambi hanno rinunciato alla designazione, prima che venisse perfezionata, per evitare “strumentalizzazioni”, per impegni di lavoro e, dice Specchia “per lasciare il posto al necessario riequilibrio di genere evocato giustamente dal nuovo ministro”.
Non si sfila, o almeno per il momento, Mereghetti che ha anche già fatto parte di una commissione analoga tra il 2017 e il 2019.
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