Più precari, più autonomi – che guadagnano molto meno dei giornalisti assunti -, con un gender pay gap non da poco, da cui restano penzalizzate le donne.
Sono alcune delle evidenze che emergono dal report ‘Lo stato del giornalismo italiano’, presentato a Roma, il 18 marzo, durante l’evento organizzato dalla Fondazione Paolo Murialdi, in collaborazione con l’INPS e Sapienza – Università di Roma.
I dati – riferiti al periodo 2019-2023 – raccontano come su 103.581 giornalisti iscritti all’Ordine, nel 2023 sono stati 17.179 quelli che hanno versato contributi all’Inps, 25.791 quelli all’INPGI.
Dal report emerge che la retribuzione media dei giornalisti è stata pari a circa 59mila euro.
Il gender pay gap è ancora significativo: gli uomini hanno guadagnano in media il 16% in più rispetto alle donne. La retribuzione media annua dei giornalisti maschi è stata di 62.661 euro nel 2023, contro i 54.016 euro delle giornaliste. Il divario si mantiene in tutte le fasce d’età, con differenze che diventano più marcate oltre i 50 anni. Lo stesso avviene per i trattamenti pensionistici: in media le pensioni degli uomini raggiungono i 71mila euro, quelle delle donne 48mila euro.
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, il 70% di loro guadagna meno di 25mila euro all’anno. Il confronto tra fasce d’età mostra una netta prevalenza di giornalisti autonomi rispetto ai subordinati in tutte le categorie. Il dato, tuttavia, restituisce una distribuzione molto sbilanciata tra freelance e co.co.co. Questa disparità, che pone un tema rispetto alle tutele dei giornalisti autonomi, è ancor più evidente guardando alla retribuzione, quasi doppia per un freelance rispetto a un co.co.co.
Da sottolineare come, sulla base delle evidenze si registri – in corrispondenza del passaggio da INPGI a INPS (2023) – un aumento di circa il 4% di giornalisti dipendenti e come, per quanto riguarda le categorie professionali, l’80% dei dipendenti sia professionista, mentre il restante 20% sia diviso tra pubblicisti e praticanti.
All’evento hanno preso parte i rappresentanti di Fnsi, Ordine, Inpgi, Casagit e Agcom: il presidente dell’INPGI, Roberto Ginex, la segretaria del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Paola Spadari, la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante, il presidente della CASAGIT, Gianfranco Giuliani.
Con loro anche il presidente della Fondazione “Paolo Murialdi”, Giampiero Spirito, il direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza, Alberto Marinelli, il direttore generale dell’INPGI, Mimma Iorio, il responsabile del Coordinamento generale statistico attuariale INPS, Giulio Mattioni e il direttore centrale Studi e Ricerche INPS, Gianfranco Santoro.
La segretaria Fnsi, Costante, ha – da parte sua – auspicato il ridisegno sostenibile della legge ordinistica, anche alla luce delle sfide tecnologiche che la professione si appresta ad affrontare.
“Se il sistema ha retto negli ultimi anni è stato solo grazie ai grandi sacrifici dei colleghi – ha osservato, come si legge sul sito Fnsi – e al ricorso massiccio a giornalisti lavoratori autonomi. Ad esempio, nel 2016 i redditi erano più alti che nel 2023. Le redazioni hanno dovuto sopportare ammortizzatori sociali durissimi”.
“A fronte di colleghi usciti in prepensionamento con stipendi da quasi 100mila euro sono entrati giornalisti la cui retribuzione media si aggirava intorno ai 40mila euro. E per i prossimi anni si prospettano nuovi pensionamenti anticipati”, ha aggiunto, segnalando anche come la Cassa mutua della categoria nel 2022 registrava oltre 39 milioni di contributi in entrata derivanti dai contratti stipulati dalla Fnsi. “Nel 2024 si arriva a circa 38 milioni. Quasi due milioni in meno”.
Il sistema “si tiene a galla per il sacrificio quotidiano dei giornalisti dipendenti e grazie al lavoro di freelance e cococo che oggi sono lavoratori poveri e domani saranno pensionati disperati. Ma l’informazione – ha concluso la segretaria Fnsi – è un bene pubblico e deperibile, uno dei pilastri su cui si fonda la democrazia, non una merce qualunque da lasciare in balìa delle leggi di mercato”.
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