di Carlo Nardello, professore Digital Marketing alla Università Sapienza di Roma, con il supporto di DeepSeek e ChatGpt
Sabato 26 aprile Roma si è riscoperta il centro simbolico del mondo. Il funerale di Papa Francesco ha riunito nella Città Eterna capi di Stato, leader religiosi, delegazioni da ogni continente.
Un momento che è andato oltre il commiato: è stata l’immagine viva di un’Europa e di un Occidente che possono — e devono — ritrovare la loro centralità.
Mentre a Roma si celebrava la forza di una tradizione millenaria, un’altra partita si giocava in silenzio, meno visibile ma forse ancora più decisiva: la corsa al primato tecnologico globale.
Pochi giorni prima, un’inchiesta del Washington Times aveva lanciato l’allarme: secondo un’accurata analisi, la Cina, grazie a iniziative come DeepSeek, sta rapidamente colmando — e in alcuni ambiti superando — il vantaggio tecnologico americano, soprattutto nell’attrazione e nella formazione di talenti in intelligenza artificiale (Washington Times, 23 aprile 2025).
Un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
DeepSeek, startup nata nel 2023, ha infatti lanciato un modello di intelligenza artificiale open source capace di competere con i colossi americani come OpenAI. Non una semplice innovazione, ma una sfida diretta alla leadership occidentale.
Non è la prima volta che il mondo assiste a uno spostamento degli equilibri. Nel 1957 il lancio dello Sputnik sovietico costrinse l’America a reinventarsi, dando vita a una stagione irripetibile di scoperte scientifiche e tecnologiche.
Oggi DeepSeek — cresciuta con risorse ridotte rispetto a GPT-4, ma con risultati comparabili — è il nuovo Sputnik digitale. Addestrata in 55 giorni con un costo di 5,58 milioni di dollari, DeepSeek-V3 incarna l’efficienza aggressiva di un ecosistema cinese sempre più autonomo e orientato al risultato.
La sfida non riguarda solo l’ intelligenza artificiale. TikTok, l’app cinese di ByteDance, ha già sovvertito il dominio americano sui social media: secondo Google, il 40% dei giovani americani preferisce cercare su TikTok o Instagram anziché su Google Maps.
È la conferma che il futuro si costruisce dove si forma la nuova cultura. Nel Novecento, Google aveva sbaragliato Altavista e Yahoo!, imponendo una visione occidentale del web.
Oggi la Cina propone un modello alternativo, che non punta solo sull’innovazione tecnica, ma su una concezione autonoma della rete, dell’informazione, del sapere.
L’Europa, pur proclamandosi baluardo di diritti e innovazione, investe ancora troppo poco: secondo i dati della Commissione Europea, il totale degli investimenti pubblici e privati europei in IA è circa un terzo rispetto a quelli americani e meno della metà di quelli cinesi.
Un ritardo che rischia di diventare strutturale e irreversibile.
In questo contesto, il funerale di Francesco ha assunto un significato più ampio: è stato il segno che l’Occidente, se vuole restare centrale, deve non solo custodire la propria memoria, ma proiettarla nel futuro.
Non basta celebrare il passato: serve competere nel presente. L’alleanza atlantica, che garantisca stabilità e sicurezza, resta il pilastro.
Ma serve anche una nuova agenda industriale, capace di unire le forze europee e americane in una strategia comune su IA, spazio, energia, tecnologie emergenti.
Se ieri la corsa era verso la Luna, oggi la sfida è per il primato della mente. Roma ha dimostrato di poter tornare ad essere il cuore pulsante del mondo. Ora tocca all’Occidente decidere se vuole essere protagonista o spettatore del secolo che stiamo vivendo.
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