Il rapporto, che ha coinvolto quasi 100.000 consumatori di notizie in tutto il mondo, evidenzia un cambiamento radicale nel panorama dell’informazione: mentre cala l’influenza delle testate giornalistiche storiche, crescono i cosiddetti “news influencer” – podcaster, YouTuber e TikToker – sempre più centrali nel modo in cui le nuove generazioni si informano.
Gli autori della ricerca, effettuata subito dopo la seconda inaugurazione del presidente Donald Trump, avvertono che questa tendenza di consumo mediatico consente a leader populisti, come Donald Trump o l’argentino Javier Milei, di evitare il filtro dei media convenzionali e di affidarsi a canali online più diretti e favorevoli.
Un caso emblematico è quello dell’influencer Joe Rogan, il cui podcast ha avuto un impatto significativo durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2024. Ben il 22% degli intervistati ha dichiarato di aver visto suoi contenuti nella settimana successiva all’insediamento presidenziale. La sua audience è particolarmente forte tra i giovani uomini, target difficile da raggiungere per i media tradizionali.
Ricorrere ai social per informarsi è un fenomeno globale osservato anche in India, Brasile, Indonesia e Thailandia, dove le popolazioni giovani e digitalizzate premiano gli influencer.
“L’ascesa del video online e delle notizie legate alla personalità rappresenta una sfida enorme per gli editori tradizionali, che faticano ad adattarsi a questi nuovi ambienti,” ha dichiarato Nic Newman, autore principale dello studio e membro fondatore del sito della BBC News.
Secondo Newman, inoltre, questo tipo di fruizione raramente porta vantaggi economici ai media, visto che avviene prevalentemente su piattaforme terze e non su siti diretti.
Inoltre, la qualità dell’informazione è inficiata dal fatto che i politici populisti trovano più facile evitare le domande scomode collaborando con influencer “amici”.
Nel 2015, solo due piattaforme online superavano il 10% di utenti che vi accedevano per informarsi. Oggi sono sei: Facebook: 36%, YouTube: 30%, Instagram e WhatsApp: circa 20%, TikTok: 16% e X (ex Twitter): 12%
Il social di Elon Musk, X, ha registrato un netto spostamento a destra. Dall’acquisizione da parte di Musk, la quota di utenti conservatori è salita dal 10% nel 2021 al 15%, mentre quella degli utenti di sinistra è scesa dal 17% al 14%, segno che molti progressisti stanno abbandonando la piattaforma.
Il 58% degli intervistati a livello globale dichiara di non essere sicuro di saper distinguere il vero dal falso on line.
La preoccupazione è maggiore in Africa e Stati Uniti (in entrambi al 73%).
Sono in tanti anche a “evitare le notizie”: il 40% degli utenti dice di farlo almeno occasionalmente, rispetto al 29% del 2017. Il Regno Unito ha uno dei tassi più alti, con il 46% che ammette di evitare l’informazione “spesso o talvolta”, a causa del sovraccarico emotivo provocato da notizie troppo negative.
Stando allo studio, cresce anche il numero di giovani che usano chatbot basati sull’IA – come ChatGPT o Gemini di Google – per informarsi.
Al momento si tratta del 12% degli under 35, che si aspetta che l’IA renda le notizie più economiche e aggiornate, anche se “meno trasparenti, meno accurate e meno affidabili”.
Nel nostro paese, dallo studio emerge che per quanto riguarda le fonti delle news nel periodo 2013- 2025 la stampa ha registrato un forte calo passando dal 59% al 12%, mentre la televisione ha mantenuto una posizione dominante tra i media tradizionali sebbene sia scesa dal 74% al 65%. Anche l’on line è diminuito dall’80% al 68%, mentre sono cresciuti i social media passando dal 27% al 39%.
A dominare la classifica dei social come fonte d’informazione ci sono Facebook (36%), Instagram (22%), WhatsApp (21%), seguiti da Youtube (20%), TikTok (10%) e Telegram (6%).
Foto (Ansa): Joe Rogan intervista Elon Musk
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