CONVERGENZA – Prima Comunicazione, Aprile-Maggio 2024
Quello che rimane della società politica si muove per impulsi, sorprese e velocità (vedi Trump) difficili da seguire, figuriamoci da anticipare. In Germania, per esempio, il tanto preannunciato successo della destra dell’Afd non è stato travolgente, e il risultato della sinistra Die Linke, a Berlino, è stato inatteso perché gli schemi di lettura, anche giornalistica, sono antiquati e conformisti.
Die Linke nella città più strategica d’Europa ha generato una novità assoluta: è stato votato per oltre il 25% da giovani e giovanissimi entro i 25 anni, ha visto una partecipazione al voto di oltre l’80% (il doppio di quel che succede in Italia), ha visto prevalere i temi dei contenuti pratici (non certo ideologici), a cominciare dalla questione casa e dal costo della vita, ha creato una barriera potente verso l’Afd, che a Berlino è andata (altro che vittoria!) poco sopra il 5%. E soprattutto ha avuto come leader, essenziale, diretta, con grande capacità di uso dei social, una donna, Heidi Reichinnek, che in poche settimane ha invertito la tendenza al declino della Linke. La chiave, dice lei, è parlare ai giovani, e parlare di cose concrete, che rispondano a domande e bisogni. Questa delle donne forti che alimentano una nuova sinistra riformista non è una novità nell’Europa verso Nord. C’è una continuità con l’amministrazione rossa di alcune città austriache come Graz (ne abbiamo parlato su Prima n. 552, di ottobre-novembre 2024) dove una sindaca ‘comunista’, come Elke Kahr, amministra con consenso la città e costituisce un esempio per altre città austriache. E da qui si procede verso Nord. I contenuti toccati, dalla Kahr e dalla Reichinnek, sono simili: le questioni pratiche intorno al tema della casa, mettendo da una parte i vari ideologismi, con l’idea, confermata, che tutto questo riporti i giovani alla politica. I leader di questa trasformazione sono donne: donne nuove perché escono dagli schemi della politica classica e sostituiscono al chiacchiericcio lamentoso della sinistra, vecchia e autoriferita, contenuti pratici e linguaggi nuovi a cominciare dall’uso di tutta la strumentazione digitale. Con l’idea che il linguaggio forma il contenuto stesso e l’attrazione conseguente verso chi lo usa, cioè i giovani.
Questo nuovo ‘ceto politico’ di donne che vengono dal Nord (e c’è stato un precedente con le donne, di formazione scientifica, che hanno preso i ‘poteri’ nei Paesi baltici), che si muovono non nella follia nichilista degli Stati nazione di un’Europa che non c’è, ma nella concretezza e negli spazi delle città, è un bell’esempio per un Paese provinciale e conservatore come l’Italia.
Anche qui abbiamo donne che sono al comando di ‘cose’ di sinistra, ma sono vecchie e parlano solo a se stesse e a pochi intimi. A cominciare da quelle televisive come la Gruber, che pontifica chiacchierando nella solita compagnia di giro che ospita (rigorosamente sempre gli stessi che, fra l’altro, sono sempre più vecchi…), sul modello ‘maestrina della penna rossa’. La noia dell’inutilità al non potere della sinistra del blablabla. Tutto ciò che i giovani odiano…
In questo meccanismo della vecchia calligrafia del potere da donne, c’è un’aggravante: l’esercizio congiunto di una forma narcisistica del dire e porsi. L’equazione è questa: più dico cose inutili più me ne compiaccio. È il cortocircuito che ha distrutto la vecchia sinistra italiana e ha portato, fra le altre cose, a più del 65% di non voto, in gran parte di giovani. Il quadro però si trasforma e arrivano, a cominciare dal Nord Europa, segnali nuovi. E per fortuna che lì ci sono donne nuove che li capiscono.
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