L’intelligenza artificiale generativa entra ufficialmente nei processi produttivi di Netflix, ma con limiti ben definiti. Dopo i primi test sul campo, la piattaforma ha deciso di fissare linee guida precise per registi, partner e fornitori, tracciando un quadro chiaro di responsabilità.
L’esperimento – riporta DDay – più rilevante finora è stato quello di L’Eternauta, serie argentina distribuita lo scorso aprile: per ricreare il crollo di alcuni edifici a Buenos Aires, l’uso dell’IA generativa ha permesso di ridurre i tempi di lavorazione di oltre dieci volte rispetto ai tradizionali workflow di effetti visivi. Un banco di prova che ha mostrato la potenza della tecnologia, ma che ha anche spinto Netflix a stabilire regole stringenti.
Ci sono inoltre ambiti che richiedono sempre un’approvazione scritta, come il trattamento di dati personali o proprietari, l’uso di materiali di terzi o la creazione di elementi narrativi chiave (personaggi, ambientazioni, momenti cruciali della trama).
Una particolare attenzione è rivolta alla rappresentazione dei talenti: non sono ammesse repliche digitali di attori, voci sintetiche o alterazioni significative delle performance senza autorizzazione. La stessa cautela vale per l’impatto etico: i contenuti generati non devono risultare ingannevoli o fuorvianti. Netflix sottolinea il rischio che un uso improprio possa confondere gli spettatori, ad esempio attraverso notiziari falsi con giornalisti reali o dialoghi inventati attribuiti a personaggi autentici. In ogni caso, creatori e produttori sono chiamati a valutare non solo l’intento, ma anche l’effetto sulla percezione del pubblico.
Netflix ricorda inoltre che l’intelligenza artificiale è già parte integrante del suo ecosistema da anni, soprattutto nell’algoritmo di personalizzazione delle raccomandazioni. Ma lo sguardo si allunga anche verso la pubblicità: i sistemi di IA potrebbero infatti consentire una selezione più mirata degli spot, ampliando le possibilità di interazione per i brand.
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