AI

Uber e l’equità digitale: quando i grandi temi dell’IA incontrano la realtà quotidiana

All’ONU, come abbiamo riportato ieri su questo sito, si parla di governance dell’intelligenza artificiale, equità algoritmica, bilanciamento tra innovazione e tutele. Poi apri l’app di Uber e capisci davvero di cosa stiamo discutendo. Quando la piattaforma cancella una corsa confermata, resti a piedi senza alcun risarcimento. Se invece cancelli tu dopo che l’autista ha accettato, scatta la penale immediata.

Qui si scontrano i grandi dibattiti globali sull’IA con la semplice realtà di ogni giorno

Oggi, il 67% delle aziende integra l’IA per migliorare margini, ridurre costi, velocizzare processi interni. Ma equità verso gli utenti? Purtroppo, quasi mai. Sistemi capaci di calcolare prezzi dinamici al centesimo non prevedono compensazioni automatiche per disservizi misurabili. Non perché la tecnologia non lo permetta, ma perché l’IA è ottimizzata per l’efficienza della piattaforma, non per la giustizia verso chi la usa.

Le piattaforme hanno tutti i dati, scrivono le regole, gestiscono gli algoritmi. Gli utenti invece le subiscono. E questa asimmetria non è un errore, ma una scelta precisa.
Da un forum globale alla fermata del bus,

AI literacy, trasparenza algoritmica e accountability non sono teorie astratte. Sono ciò che separa un algoritmo che ti addebita una penale da uno che ti risarcisce equamente.

Regolamentare l’IA significa proprio questo: imporre che sistemi così potenti siano progettati per garantire equità, non solo efficienza. Serve un framework che imponga parità di trattamento, compensazioni immediate, trasparenza sui criteri decisionali e responsabilità reale.

Il problema? I tempi

Mentre il dibattito internazionale si infiamma, le asimmetrie digitali si consolidano ogni giorno. Il digitale corre più veloce delle regole. E ogni giorno senza normazione chiara rende più difficile cambiarle.
I temi dell’IA non sono lontani o astratti. Sono nella tua app, nella tua vita quotidiana. Capire questo collegamento è fondamentale, altrimenti rischiamo di discutere di principi mentre le disuguaglianze digitali crescono, algoritmo dopo algoritmo.
L’equità digitale non è filosofia. È sapere se, quando qualcosa va storto, il sistema è progettato per essere giusto o solo efficiente.

Carlo Nardello

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