La scritta ‘Vespa infame’ è apparsa in uno degli ascensori della sede Rai di via Teulada. L’episodio è stato denunciato alle forze dell’ordine che hanno avviato indagini per risalire ai responsabili.
Ferma condanna per l’episodio è arrivata dai vertici del servizio pubblico, intenti nelle loro dichiarazioni a sottolineare come la Rai debba essere luogo di dialogo e confronto tra opinioni diverse nel rispetto reciproco.
“Un episodio grave che rappresenta una forma di intimidazione e di intolleranza inaccettabile” ha commentato in una nota, l’amministratore delegato dell’azienda, Giampaolo Rossi. “Simili comportamenti – ha detto Rossi – non appartengono alla cultura del dialogo e del rispetto che devono caratterizzare ogni luogo di lavoro, tanto più una sede del servizio pubblico radiotelevisivo”.
“La Rai ribadisce il proprio impegno a difesa del pluralismo, del confronto civile tra opinioni diverse e della libertà di espressione, principi fondanti della sua missione. Ogni forma di linguaggio d’odio o minaccia personale è incompatibile con questi valori”, ha chiosato.
“La Rai si fonda sul rispetto delle persone, sulla libertà di espressione e sulla professionalità di chi ogni giorno contribuisce a garantire un’informazione equilibrata e di qualità”, ha detto invece Antonio Marano, presidente facente funzioni Rai. “Gesti offensivi e intimidatori come quello accaduto nella sede di via Teulada non appartengono alla cultura della Rai e non possono essere tollerati.
“Gesto grave e inaccettabile, che colpisce non solo un grande professionista come Bruno Vespa, ma l’intera comunità del servizio pubblico”, le parole della consigliera Simona Agnes che ha definito il conduttore “un punto di riferimento per il giornalismo e l’informazione della Rai”.
“La Rai è una casa comune che va rispettata e tutelata da tutti coloro che vi lavorano e che ne condividono la missione di informare il Paese con equilibrio e responsabilità”, ha aggiunto.
Secondo la consigliera Federica Frangi, “quanto accaduto è un segnale preoccupante del clima sempre più avvelenato che si sta creando nei confronti della Rai da parte di chi usa l’azienda come mezzo di scontro politico”. “Le opinioni, quando espresse nel rispetto dei fatti e delle persone, devono poter trovare spazio nel dibattito pubblico, senza che chi le esprime venga colpito con offese o minacce. La Rai deve essere un luogo di pluralismo, di confronto civile e di rispetto reciproco”, ha ribadito.
Piena solidarietà a Vespa è arrivata anche dai consiglieri Alessandro di Majo e Roberto Natale. “Attacchi personali e intimidazioni non possono mai sostituire il confronto civile delle idee. Nessun dissenso, nessuna distanza politica, nessun diritto di critica possono giustificare un linguaggio violento, minaccioso, pericoloso”, hanno affermato in una nota.
Secondo il sindacato Unirai, l’episodio è un “gesto intollerabile e vile, che nulla ha a che fare con il confronto di idee e con il rispetto che deve sempre contraddistinguere un ambiente di lavoro e una comunità professionale come quella Rai”. “La Rai, ha scritto la sigla, è e deve restare un luogo di civiltà, libertà e rispetto reciproco, valori che il sindacato Unirai continuerà a difendere senza esitazioni”.
“Le critiche si fanno e si ricevono. Gli insulti vanno rispediti al mittente”, ha scritto in una nota l’UsigRai. “Vale anche per quelli scritti da mano anonima nell’ascensore Rai di Via Teulada, contro Bruno Vespa. Non abbiamo mai risparmiato critiche al giornalista e conduttore Rai, sul suo contratto da artista e sul suo modo di fare informazione. Continueremo a farlo se lo riterremo necessario”.
“Ma siamo contro chi usa questi metodi nei confronti di dipendenti e collaboratori della Rai, alimentando dentro l’Azienda un clima di sospetto che è da rigettare”, ha chiosato.
Interpellato da agenzie di stampa, il conduttore ha commentato l’episodio, soffermandosi in particolare sui messaggi di solidarietà ricevuti. “Sono sinceramente colpito dalla trasversalità dei messaggi solidali. Ringrazio le istituzioni, i colleghi, le persone comuni che mi sono vicini. In 56 anni di televisione non è certo la prima volta che ricevo minacce”. “Mi dispiace che questa volta vengano da quella che considero la mia casa. Ma ci vuole altro per intimidirmi”, ha concluso.
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