L’ecosistema digitale si trasforma con una rapidità costante: tecnologie, linguaggi e strumenti evolvono e con essi anche il quadro normativo di riferimento. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa ha inciso profondamente sul mondo dell’informazione, sollevando interrogativi cruciali sulla distinzione tra contenuti autentici e manipolati. Questo scenario impone ai giornalisti una responsabilità ancora maggiore nel garantire accuratezza, trasparenza e affidabilità nelle proprie produzioni.
Giovedì 9 ottobre si è tenuta la presentazione del Manuale di diritto dell’informazione, giunto alla decima edizione, del Professor Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’incontro si è tenuto presso la sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti a Roma. La nuova edizione è una versione compatta che si rivolge a un pubblico di addetti ai lavori ma anche a una platea generalista di persone che vogliono esplorare i nuovi orizzonti della disciplina dei media.
Tra i temi centrali affrontati figura anche il nuovo Codice Deontologico dei giornalisti, entrato in vigore lo scorso giugno, un testo rinnovato e più snello, che introduce importanti aggiornamenti anche riguardanti l’uso dell’AI. Durante il dibattito sono state fatte delle riflessioni sulle novità normative in ambito digitale emanate dall’Unione europea: AI Act, Digital Service Act, Digital market Act, direttiva anti SLAPP e il Media Freedom Act.
Al dibattito, insieme all’autore, sono intervenuti Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lavinia Rivara, presidente della commissione giuridica dell’Ordine, Guido Scorza, componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali, Luca Baccaro, avvocato dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).
Il presidente nazionale dell’Ordine, alla fine del convegno, ha evidenziato come per i giornalisti sia fondamentale marcare la propria identità e diversità- “Il futuro della professione – ha affermato – sta nel tenere saldi i valori del giornalismo: verifica delle fonti, equilibrio e rispetto delle persone. Seguire l’approccio comunicativo di web e social può portare solo alla marginalizzazione quando, invece, c’è bisogno di più giornalismo”.
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