“L’informazione va finanziata e sostenuta, non con briciole”, dice Costante, suggerendo di intervenire con leggi su concentrazioni editoriali e conflitti di interesse
“La cosa più sacra dei giornalisti è la reputazione ed è monetizzabile, nel senso che i lettori se si fidano ti comprano. Una campagna di delegittimazione ad opera della premier colpisce direttamente i giornalisti e non l’editore, che peraltro ha altri cespiti. Questo significa perdere posti di lavoro”. Lo spiega Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, in un’intervista al quotidiano Repubblica, nei giorni scorsi criticato, insieme al suo editore, da Giorgia Meloni per alcuni titoli.
“La qualità della libertà di stampa è centrale per una democrazia. Non so se sta a cuore al governo, però: con il Media freedom act della Ue l’Italia fino all’ultimo sta cercando di utilizzare dei varchi per controllare i giornalisti, spiandoli quindi in determinati casi, con la scusa della sicurezza nazionale”, ha aggiunto.
Il quadro economico
Alla domanda su quale siano le “leve di potere” che il governo può usare per ridurre spazio all’informazione, Costante ha spiegato: “l’informazione è un’industria che soggiace a regole economiche, ma non solo. L’esecutivo, ad esempio non prorogando la pubblicità legale sui giornali, può di fatto togliere 120-130 milioni euro ad un settore già in crisi. Lo stesso è la decisione di non rifinanziare il fondo straordinario per l’editoria, altri 140 milioni in meno”.
“In Italia la stampa dovrebbe essere libera, ma i giornalisti lo sono sempre meno. Siamo una categoria più povera e precarizzata”, ha tratteggiando il difficile quadro economico in cui si muove e lavora la maggior parte dei giornalisti, tra co.co.co e partite Iva, o contratti per i dipendenti che non vengono rinnovati da 10 anni. “Il problema è che un giornalista non indipendente, anche economicamente, non è davvero libero. Vale per giudici, parlamentari e giornalisti, che però ora sono una categoria per l’appunto povera, salvo una minoranza”, ha chiosato.
Per poi concludere con una proposta: “l’informazione va finanziata e sostenuta, non con briciole ed elemosina e se non si entra in quest’ottica di editori puri non ce ne saranno mai”.
“Poi mancano norme per regolare i conflitti di interessi, e allora dico a Meloni: faccia una legge europea e moderna sulle concentrazioni editoriali, ha le leve del potere, le utilizzi contro ciò che denuncia”.