Il Garante Privacy Pasquale Stanzione (foto Ansa)

Privacy, Garante: più consapevolezza su tutela dati. Attenzione a pericoli dell’IA

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Al Senato la relazione sulle attività svolte nel 2024 dall’authority. Dal presidente Stanzione monito sulla tutela dei minori, coinvolgendo istituzioni, scuola e famiglia, allarme sulla maggiore vulnerabilità di donne e minoranze davanti ai deepfake. E un appello ai media perchè rispettino il criterio di essenzialità dell’informazione

Il 2024 è stato l’anno della conferma dell’Intelligenza Artificiale in ogni attività e nel contempo della ricerca di soluzioni in grado di conciliare la fame di informazioni di questa tecnologia con i diritti della persona.

E’ il quadro che emerge dalla Relazione annuale sulle attività svolte nel 2024 dal Garante della Privacy, presentata a Montecitorio dal presidente Pasquale Stanzione.
Tanti e a larghissimo raggio i temi toccati, che ha – tra le altre questioni sensibili – ribadito i rischi che la nuova tecnologia rappresenta per i minori, ma anche per donne e minoranze, la necessità di un’Europa che faccia da argine al potere delle piattaforme online, senza far mancare un richiamo ai media perchè rispettino il criterio dell’eessenzialità dell’informazione.

I pericoli dell’Ai

Dall’uso dell’IA possono nascere “pericoli intollerabili” soprattutto per i minori che, come nativi digitali, “intessono con le neotecnologie un rapporto quasi osmotico, con indubbi benefici ma anche, talora, rischi notevoli”, ha spiegato Stanzione.
L’età adolescenziale si conferma delicatissima non solo per il rischio di dipendenza da dispositivi digitali ma anche per l’esposizione al bullismo, al cyberbullismo e ai rischi legati alla diffusione ed esposizione di materiale pedopornografico.

“Non solo le piattaforme e i social, ma anche l’IA generativa innerva profondamente le vite degli adolescenti. Per questa ragione è importante che l’accesso a tali dispositivi e, più in generale, alla rete, non avvenga in solitudine e in assenza della necessaria “pedagogia digitale”, comunque eludendo i limiti di età previsti normativamente per un consapevole consenso digitale – ha aggiunto il presidente dell’Autorità -. Ora, non si tratta tanto, né solo, di innalzare questi limiti che, in un contesto di digitalizzazione della vita sin dalla pre-adolescenza, rischierebbe di aumentare la distanza tra la realtà e la norma, rendendola ineffettiva.
“Ciò su cui è necessario il massimo rigore – ha sottolineato – è il rispetto degli obblighi di age verification e, soprattutto, una comune alleanza delle istituzioni e delle comunità educanti per la promozione della consapevolezza digitale dei minori”. La scuola, le scuole, stanno facendo molto; il Garante è al loro fianco in quest’ attività di formazione della cittadinanza digitale”. 

Sul fronte sempre della tutela dei minori, particolare attenzione inoltre è stata dedicata allo sharenting, il fenomeno della condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli. Sul tema è stata realizzata anche una campagna informativa “La sua privacy vale più di un like”.

Deepfake e revenge porn

Altro elemento rilevato è stato il preoccupante aumento il fenomeno del revenge porn: 823 le segnalazioni inviate al Garante da persone che temono la diffusione di foto e video a contenuto sessualmente esplicito, quasi triplicate rispetto allo scorso anno. Nella maggior parte dei casi, l’esame si è concluso con un provvedimento diretto alle piattaforme coinvolte per ottenere il blocco preventivo della diffusione delle foto e dei video.

Approfondimento sulla diffusione di materiale artefatto realizzato attraverso l’impiego di algoritmi e di IA: i deep fake. “Gli algoritmi sono spesso utilizzati per produrre deepfake, generalmente in danno di donne o minoranze; di coloro i quali sono ritenuti, per natura, rappresentazione o circostanza, più fragili”.
“Per questa ragione, il Garante è intervenuto, nel corso dell’anno, rispetto a istanze di tutela inerenti la temuta diffusione di immagini artefatte mediante IA, espressiva di una forma di prevaricazione ulteriore rispetto al sextortion e al revenge porn”.

Sul fronte della tutela dei consumatori il Garante è intervenuto con decisione contro il telemarketing aggressivo con l’applicazione di pesanti sanzioni, la maggior parte delle quali riguardano l’utilizzo senza consenso dei dati degli abbonati. L’Autorità ha inoltre approvato il Codice di condotta per le attività di telemarketing e di teleselling ed ha accreditato l’organismo di monitoraggio.

Media e diritto di cronaca

Un capitolo importante ha riguardato il rapporto tra privacy e diritto di cronaca. Il Garante è intervenuto più volte per stigmatizzare l’eccesso di dettagli e le derive di morbosità e spettacolarizzazione di vicende tragiche e per assicurare le necessarie tutele.

“Giurisdizione e informazione sono due presidi essenziali della democrazia, il cui rapporto si snoda attorno a un equilibrio delicatissimo tra indipendenza e responsabilità. Raccontare la giustizia è, quindi, un’attività tanto importante quanto complessa, nel costante tentativo di coniugare istanze molteplici quali il diritto di informazione, la “trasparenza” dell’amministrazione della giustizia, il diritto di difesa, la privacy delle parti e dei terzi a vario titolo coinvolti nel processo”, ha rimarcato Stanzione.
“Anche quest’anno, il Garante è dovuto intervenire per richiamare gli organi d’informazione al rispetto del criterio di essenzialità dell’informazione, a fronte di eccessi come nel caso della diffusione dei colloqui intercettati, in carcere, tra l’imputato di un noto femminicidio e i genitori – ha detto ancora -. Il principio di essenzialità dell’informazione costituisce infatti, soprattutto in contesti di tale drammaticità, l’unico argine al rischio di sensazionalismo in cui può degenerare la cronaca giudiziaria. Per questo e per evitare una paradossale vittimizzazione secondaria, il Garante ha avvertito i media dell’illiceità connessa all’eventuale diffusione del video dell’autopsia di Chiara Poggi, oggetto di un recente provvedimento di blocco”.

“La valutazione della reale funzionalità del dato ai fini informativi deve essere, del resto, ora condotta anche alla luce della maggiore selettività imposta dalle recenti riforme sul terreno della pubblicità degli atti di indagine – ha sottolineato Stanzione -. Soprattutto rispetto alle intercettazioni, sono state infatti accentuate le garanzie di riservatezza dei terzi, anche circoscrivendo l’ambito circolatorio (endo ed extra-processuale) dei contenuti captati, a tutela della privacy di tutti i soggetti (non solo le parti) le cui conversazioni siano captate”.

Più cultura della privacy

“Appare sempre più necessaria l’introiezione, da parte del personale del settore pubblico e di quello privato, di una complessiva cultura della protezione dei dati”, ha detto in generale.
“Ciascuno deve essere consapevole della rilevanza della propria azione per la garanzia della sicurezza della “frontiera digitale” del Paese: fa parte di quella cultura del digitale senza la quale nessuna strategia di tutela è possibile. Questa consapevolezza è il presupposto ineludibile per riforme che siano non soltanto e mera innovazione tecnica, ma che sanciscano invece un reale progresso in termini di libertà e di garanzie democratiche”.
“Le vulnerabilità cui possono essere esposti patrimoni informativi, talora anche di cruciale rilevanza possono avere, infatti, implicazioni importanti in termini di sicurezza nazionale e pubblica oltre che di riservatezza individuale, tanto più alla luce della diffusione dell’IA che si avvale di quantità di dati notevolissime per addestrare i propri sistemi – ha detto ancora -.
“L’impatto potenziale di tali fenomeni è apparso plasticamente evidente con la diffusione, lo scorso autunno, di notizie inerenti presunti dossieraggi svolti mediante accessi abusivi a banche dati sia pubbliche che private. Il Garante ha tempestivamente costituito una specifica task-force interdipartimentale, per contrarre i tempi istruttori e semplificare taluni passaggi procedurali, così da coniugare efficacia e rapidità dell’accertamento. Le notizie sui presunti dossieraggi hanno restituito, con plastica evidenza, il valore della privacy che troppo spesso si sottovaluta e che, tuttavia, non può essere apprezzato solo nel momento della patologia. Serve agire (e proteggersi) prima”.
“E’ necessario – ha proseguito – che ciascuno si faccia portatore di quella cultura della privacy che renda il rispetto della norma un’attitudine, un vantaggio competitivo e non un mero onere burocratico”.

Il ruolo dell’Europa

Una Parte essenziale della strategia europea di governo del digitale è anche “la regolazione dell’altrimenti illimitato potere privato delle piattaforme”, ha detto in un altro passaggio, ricordando che il Regolamento sul targeting politico assegna alle Autorità “un ruolo rilevante nell’impedire che la profilazione e la selezione dei contenuti alteri le dinamiche democratiche”.
“Alle piattaforme si rischia – ha aggiunto – altrimenti di delegare la definizione delle libertà e l’esercizio della democrazia, ridisegnando una verticale del potere”.