Mattarella, Meloni e alcuni ministri: online i numeri dei vertici di stato

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Il Fatto svela la presenza online dei contatti personali dei vertici delle istituzioni, scovati da un informatico. La procura di Roma apre un’indagine, mentre la Postale cerca di risalire alle modalità di raccolta dei dati

Non solo gli Stati Uniti, la chat di Signal e le credenziali dei membri apicali dell’amministrazione Trump reperibili online. Anche in Italia sta prendendo forma una potenziale falla nella cybersicurezza dei vertici dello Stato con la presenza online dei loro contatti personali.

A parlare in modo diffuso del caso è stato il Fatto Quotidiano. A svelare il meccanismo, spiega il giornale, l’esperto di informatica Andrea Mavilla e, sulla base delle sue scoperte, ha avviato un’indagine la Polizia postale per verificare la diffusione delle informazioni personali in rete e la liceità del possesso di tali dati.
E ora la procura di Roma ha aperto un fascicolo.

Numeri reperibili a pagamento

Stando alla ricostruzione del Fatto, in rete si possono ottenere i contatti personali di Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni o di alcuni ministri come Guido Crosetto e Matteo Piantedos, oltre a numeri in capo a utenze di vari dicasteri.
“Non stiamo neanche parlando di dark web, di siti online complicati da raggiungere, di profili da nascondere per accedervi o di chissà quali capacità informatiche per acquisirli”, l’allarme del quotidiano. La fonte sono “portali di lead generation, piattaforme online – si legge – progettate per raccogliere contatti qualificati (lead) interessati a determinati prodotti o servizi, che poi vengono trasmessi o venduti ad aziende che vogliono entrare in contatto con quei potenziali clienti”. il tutto pagando un abbonamento sui 600 euro all’anno.

Si muove la Procura

Intanto la procura di Roma ha avviato un’indagine, al momento senza indagati o ipotesi di reato. A piazzale Clodio, riportano le agenzie, è arrivata una prima informativa del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) della Polizia Postale.
Il procedimento è coordinato dal procuratore capo Francesco Lo Voi. 

Gli investigatori, nelle scorse ore, hanno cercato di risalire a possibili soggetti eventualmente collegati ad aziende che avrebbero raccolto i dati, per capire la liceità dell’acquisizione delle informazioni personali.