“Perché dovete mettermi in difficoltà’”. Risponde così un imbarazzato Jannik Sinner a chi, in conferenza stampa, gli chiede cosa ne pensa della battura di Leone XIV su un’eventuale partita di tennis di beneficenza a favore delle pontificie opere missionarie, conoscendo la passione del nuovo Pontefice per lo sport della racchetta. “Certo va bene, basta che non porti Sinner” ha risposto il Papa giocando sul doppio senso sia perché l’azzurro è il numero uno del mondo, sia perché il suo cognome in inglese significa “peccatore”.
Sinner preferisce concentrarsi sul torneo, sulle partite. Dopo aver battuto Jesper De Jong, agli ottavi di finale lo attende l’argentino Francisco Cerundolo. “Sarà un test importante, avremo un feedback migliore di quale sia la mia reale condizione”, ammette l’azzurro arrivato in sala stampa anticipato dai cori dei tifosi che attendono il suo passaggio sul ponte in ferro del Foro Italico, “ci sono aspetti del mio gioco che funzionano, meglio altri peggio. Posso servire meglio mentre sono soddisfatto di come riesco a rimanere concentrato, a giocare punto dopo punto.
L’azzurro non ama giocare nella sessione serale però non lo dice apertamente. “Dipende anche dall’avversario che ti trovi di fronte”, afferma, “sono due situazioni di gioco completamente differenti. Gli aspetti del mio gioco che devo mettere a punto? Non so se dipendano dalla superficie oppure da altro. Ogni partita che gioco in più è un buon segno”.
In tribuna, accanto a coach Vagnozzi, anche i giocatori dell’Inter Correa e Bastoni. Un grande segnale di accoglienza per un tifoso milanista come Sinner.