L’incertezza della posizione degli Usa nel conflitto Israele-Iran solleva critiche anche da parte dei sostenitori storici di Trump, che vedono nell’interventismo un tradimento delle promesse elettorali dell’”America First”.
Il presidente Donald Trump ha dichiarato mercoledì che il suo legame con la base elettorale è oggi più forte che mai, nonostante le divisioni emerse all’interno del movimento MAGA (acronimo per “Make America GreatAgain”) sul possibile coinvolgimento militare degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran.
«I miei sostenitori mi amano più oggi, e io li amo più che mai — più ancora che al momento delle elezioni, quando abbiamo vinto con una vera e propria valanga», ha affermato Trump davanti ai giornalisti, mentre alla Casa Bianca veniva innalzato un nuovo pennone. «Certo, ci sono persone un po’ scontente, ma molte altre sono entusiaste. Anche al di fuori della mia cerchia, ci sono persone che non riescono a credere a ciò che sta succedendo — sono felicissime.»
La crisi geopolitica
Le dichiarazioni arrivano in un momento di forte tensione geopolitica. Martedì, Trump ha riunito il suo team per la sicurezza nazionale nella Situation Room. Il giorno seguente, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha riferito al Congresso che il Pentagono sta valutando diverse opzioni riguardo all’Iran, senza chiarire se gli Stati Uniti sosterranno direttamente eventuali attacchi israeliani.
«Potrei farlo, potrei non farlo. Nessuno sa cosa farò», ha aggiunto Trump, lasciando aperta ogni possibilità sull’intervento americano.
Critiche a Trump da sostenitori storici
Questa ambiguità tuttavia genera frizioni all’interno dello stesso fronte conservatore. Alcune delle voci più influenti del mondo MAGA — tra cui Marjorie Taylor Greene, Tucker Carlson e Charlie Kirk — stanno criticando il presidente per aver apparentemente abbandonato la dottrina isolazionista “America First”, caposaldo della campagna elettorale del 2024.
Bannon, Jones e Carlson contro interventismo
Tra le critiche più significative c’è quella di Steve Bannon, ex stratega della Casa Bianca e figura chiave della campagna del 2016, che ha sottolineato che un pilastro del movimento MAGA – di cui fa da megafono con il suo podcast War Room – fosse il rifiuto delle “guerre infinite”.
«Non ci piace. Magari lo odiamo. Ma, sai, ci allineeremo», ha detto Bannon, lasciando intendere che, nonostante il malcontento, i sostenitori resteranno comunque con Trump.
Più duro è stato Alex Jones, teorico del complotto e volto di Infowars, che ha pubblicato un’immagine sui social in cui accosta il volto ufficiale di Trump a un’immagine generata dall’AI che lo fonde con George W. Bush, simbolo dell’interventismo. Sopra la foto si legge: “Cosa hai votato” e “Cosa hai ottenuto”.
Carlson contro Trump e Cruz: “State tradendo le promesse”
Un duro attacco arriva da Tucker Carlson, giornalista televisivo storico sostenitore di Trump, che sostiene che il presidente abbia tradito le promesse elettorali.
Trump ha risposto liquidando Carlson come “strambo” sui social, ma dopo averne ricevuto le scuse, ha ricucito affermando: «È un bravo ragazzo».
Carlson ha anche accusato il senatore repubblicano Ted Cruz di anteporre la difesa di Israele agli interessi americani e di non conoscere né la popolazione né l’etnia dominante in Iran:
«Sei un senatore che chiede il rovesciamento di un governo, e non sai nulla del paese» ha detto Carlson.