Cinecittà, Antonio Saccone verso la presidenza

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La storia del politico atipico del centro destra, legato ai cattolici dell’Udc, che si definisce “un uomo del Mediterraneo”

Antonio Saccone è indicato come nuovo presidente di Cinecittà, pronto per entrare in carica in occasione del consiglio di amministrazione del 25 luglio, indetto per l’approvazione del budget .

Saccone arriva a questo incarico non come tecnico del cinema, ma come figura politica di lunga esperienza, con un profilo istituzionale e comunicativo forte, maturato nel centrodestra e in ambienti legati al mondo cattolico moderato che in questa fase politica hanno trovato una saldatura per ragioni elettorali con la Lega. 

Proprio questo background potrebbe garantirgli il ruolo di mediatore tra il mondo politico, le istituzioni culturali e l’industria audiovisiva. Cinecittà si trova in una nuova fase, definita dall’ambizioso Piano  Industriale 2025-2029 dell’ad Manuela Cacciamani per affrontare le sfide di un mercato in trasformazione, le richieste del settore audiovisivo globale, e consolidarne il valore del brand a livello internazionale, anche attraverso l’anniversario nel 2027 dei 90 anni dalla fondazione.

Manuela Cacciamani (foto Ansa)

Dopo le dimissioni di Chiara Sbarigia, il nome di Saccone per la presidenza ha suscitato reazioni negative tra i parlamentari dell’opposizione e perplessità nel mondo del cinema, che teme un approccio troppo politico a un incarico culturale. 
Saccone potrebbe invece rappresentare una figura istituzionale utile per dialogare con il Ministero della Cultura, dove la contrapposizione tra il ministro FdI Alessandro Giuli e la sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni con le deleghe sull’audiovisivo, rischia di minare le grandi ambizioni di un settore che, oltre a generare valore economico, rappresenta l’immagine internazionale del Paese.

La storia di Saccone

La storia di Saccone ne fa un personaggio interessante e un politico atipico con un forte imprinting cattolico e valoriale, come dimostra, raccontando la sua vita, in un’intervista fatta con Carlotta Tamberlich di Rai Parlamento nel giugno 2019. Ai tempi era senatore di Forza Italia, dove erano confluiti i voti Udc.
Saccone si definisce “un  cittadino del Mediterraneo”.
Nato nel 1969 a Haifa, in Israele ha trascorso i primi 7 anni. “In quell’epoca mio papà era console italiano presso il consolato di Haifa un importante porto israeliano, dove aveva conosciuto mia mamma, di origini libanesi e francesi. Ho vissuto appartenendo a una minoranza di una minoranza, come siamo noi cristiani in Israele, ma grazie ai parenti di mia madre ci siamo trovati in una comunità molto ben inserita”.
A 7 anni il trasferimento con la famiglia a Roma. “È stato traumatico perché dovevo imparare a scrivere al contrario, leggere i numeri in modo diverso e facevo fatica a capirli. Non avevo parenti qui, la mia famiglia erano i miei amici e i miei compagni di classe”.
Con il tempo si innamora della Capitale: “Non l’ho più lasciata”.

La passione politica è nata all’università dove si è laureato in Scienze politiche. “Alla Sapienza con un gruppo di amici, facevamo parte dell’organizzazione giovanile della Democrazia Cristiana. Fondammo l’associazione culturale Libertà e pensiero, organizzando tante attività e dibattiti. Frequentavo molto la parrocchia di Santa Teresa d’Avila, in Corso d’Italia nel quartiere che mi diede la fiducia per diventare consigliere circoscrizionale. Poi sono stato Presidente del II Municipio di Roma”.

Ex consigliere comunale, nel 2012 l’ingresso nell’Udc, diventando coordinatore regionale e poi nel 2018 senatore. “Lavorando come capo della segreteria di Lorenzo Cesa, nacque questa opportunità. Mi disse: te la senti di candidarti? E io accettai con estrema gratitudine. Sono stato eletto in un collegio con oltre 600mila abitanti, dai Castelli Romani fino al mare”.

Prima della politica ha lavorato nella comunicazione e come giornalista e in Rai nel ruolo “di  programmista-regista, l’esperienza più bella è stata con il programma ‘Sfide’ che raccontava lo sport attraverso il valore del gesto atletico. Dietro ogni campione c’è un uomo, una storia, una vita”.

L’ingresso nel 2018 in Senato un passaggio indimenticabile. “È una bomboniera, molto più raccolta della Camera. Per uno che ama la politica, entrare in quell’Aula simbolo della storia d’Italia, sapendo di sedere dove sono stati De Gasperi, Moro, Craxi, Spadolini, è un’emozione immensa”.
Fulminante il primo intervento. “Era la mozione di sfiducia al primo governo Conte. Il capo delegazione  del Gruppo (che aveva assunto la denominazione Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, ndr.) Antonio De Poli mi disse: parla tu per conto nostro. Scrissi un discorso di sei minuti, ma per l’emozione, essendo fronte-retro, lessi solo metà. Però aveva un senso compiuto”.
Sempre pacato in Aula, tranne un episodio. “Sventolai un gilet rivolgendomi provocatoriamente a Di Maio: Perdonami, sei talmente giovane, ma come puoi sentirti all’altezza di governare due dicasteri come Sviluppo economico e Lavoro?”. Atto che generò duri attacchi sui social.

In Senato ha fatto parte della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, e della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
Nel dicembre 2019 è stato tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l’aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale.

Alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre 2022, dopo la caduta del governo Draghi, Saccone si è presentato come candidato alla Camera nel collegio plurinominale Lombardia 4 – 01 come capolista di Noi moderati, formazione composta da Italia al Centro, Coraggio Italia, Noi con l’Italia e UdC, non venendo eletto perché la lista non supera la soglia di sbarramento del 3%.

A quel punto Saccone ha ripreso a dedicarsi al lavoro politico come portavoce nazionale dell’Udc e di organizzatore in sede locale. Nel 2024 è in Abruzzo coordinatore in vista delle elezioni  regionali, sempre a fianco del suo mentore Lorenzo Cesa, il presidente dell’Unione di Centro e parlamentare nelle file del centrodestra, pronto per una nuova missione. E la presidenza di Cinecittà sembra un’occasione perfetta.