Secondo i dati Aie, chi legge lo fa per meno di due ore a settimana
Crescono gli italiani che leggono. Lo raccontano i dati nell’indagine di Pepe Research per l’Associazione Italiana Editori (Aie), secondo cui nel 2023 sono il 74% le persone tra i 15 e i 74 anni che hanno letto almeno un libro a stampa (anche solo in parte), un e-book o ascoltato un audiolibro nei 12 mesi precedenti. In valori assoluti si tratta di 32,8 milioni di persone.
Nel 2022 l’indice di lettura era del 71%, del 68% nel 2019 prepandemia.
Più lettori, meno tempo
Ma, mentre cresce il numero assoluto di lettori, cala la percentuale di chi legge con frequenza almeno settimanale. Il tempo medio di lettura durante la settimana è di 4 ore e 18 minuti, ma un quarto degli intervistati (24%) dichiara di non avere letto nulla nella settimana precedente l’indagine e un altro 30% lo ha fatto per meno di due ore. In sintesi, più della metà degli italiani che si dichiarano lettori, legge per meno di due ore a settimana.
“Più che il numero di lettori stanno diventando rilevanti altri elementi che qualificano l’atto del leggere”, ha spiegato Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi di AIE, alla presentazione durante Più libri più liberi, appena conclusasi a Roma.
Con lui a commentare i dati Marco Bo (Codice edizioni), Emanuela Bologna (ISTAT), Giuseppe Laterza (Forum del libro – Laterza editore), nella cornice di un incontro in collaborazione con Aldus Up, progetto cofinanziato dalla Commissione Europea nel quadro di Europa Creativa.
“Rispetto al 2022, ed è una tendenza che già si era vista negli anni precedenti, cala la percentuale di lettori che legge almeno una volta a settimana (erano il 72% dei lettori, adesso sono il 67%), mentre parallelamente aumenta la percentuale di chi legge solo qualche volta all’anno, dall’8% al 13%”, ha rilevato ancora Peresson.
Dove e come si legge
Se invece guardiamo ai nuovi modi della lettura, un quarto degli utenti delle piattaforme social ha fruito di contenuti narrativi presenti sulle stesse piattaforme social o su piattaforme di condivisione di storie, ovvero 10,2 milioni di italiani.
Tra questi, una percentuale del 15% non legge libri, e-book o ascolta audiolibri: equivale a dire che un 3% della popolazione si approccia alla narrazione fuori dalla forma libro, a stampa o digitale.
Per quanto riguarda specificamente i lettori di fumetti, sono il 21% degli italiani e rappresentano un insieme mediamente con consumi culturali più articolati dell’insieme dei lettori italiani.
In particolare, i lettori di fumetti leggono più frequentemente (il 35% lo fa tutti i giorni contro il 31% dell’universo complessivo dei lettori), utilizzano di più i social network (il 95% lo fa tutti giorni contro il 90% dell’universo dei lettori), in un numero maggiore di casi possiedono e usano un e-reader (40% contro 24%), in un numero maggiore di casi ascoltano audiolibri (29% contro 16%).
Istat e Aie a confronto sui numeri
Il tasso di lettura degli italiani rilevato da Aie differisce profondamente da quello rilevato da Istat a causa del tipo di domanda diversa che è stato posta ai due campioni intervistati, a loro volta espressione di fasce di popolazione differenti.
Di fatto, le due indagini rilevano fenomeni diversi. L’indagine Istat, che stima i lettori italiani al 39,3% nel 2022, popolazione di sei anni e più, chiede al campione “Negli ultimi 12 mesi ha letto libri (cartacei, ebook, libri online o audiolibri)? Consideri solo i libri letti per motivi non strettamente scolastici o professionali”.
La domanda dell’indagine Aie rivolta alla popolazione tra i 15 e i 74 anni – dopo aver premesso all’intervistato che l’indagine esclude tutte le forme di lettura obbligatorie: scolastiche, di studio e professionale – invece, è “Pensando agli ultimi 12 mesi le è capitato di leggere, anche solo in parte, un libro di qualsiasi genere, non solo di narrativa (come un romanzo, un giallo, un fumetto, un fantasy…) ma anche un saggio, un manuale, una guida di viaggio o di cucina, ecc. su carta o in formato digitale come un e-book, o di ascoltare un audiolibro?”.
“La formulazione della domanda – ha spiegato Peresson – vuole eliminare nel rispondente ogni ambiguità su cosa si deve intendere con lettura di un libro, considerando i comportamenti di lettura nel modo più ampio possibile e indicando nella domanda all’intervistato generi che potrebbero non venir immediatamente considerati come «libri» o come letture”.