Telegram non è un “paradiso anarchico” si difende il fondatore Durov, pur ammettendo il pericolo che i criminali se ne possano servire
A una decina di giorni dal suo arresto in Francia, con cauzione (milionaria), il fondatore di Telegram, Pavel Durov, torna a scrivere sul suo canale social.
Nel suo primo messaggio, il manager ha definito “sorprendente” il fatto che qualcuno sia ritenuto responsabile per crimini commessi da altri e che accusare un amministratore delegato “di crimini commessi da terzi” è un “approccio sbagliato”.
Durov: Telegram non è un paradiso anarchico
L’imprenditore russo – con passaporto anche francese ed emiratino -, ha contestato la definizione di alcuni media secondo cui Telegram sia un “paradiso anarchico”, definendole “assolutamente false”, pur ammettendo che i numeri crescenti di utenti – circa 950 milioni in tutto il mondo – possano causare “disagi crescenti che rendono più facile per i criminali abusare della nostra piattaforma”.
Piattaforma migliorerà
“Ogni giorno eliminiamo milioni di post e canali dannosi”, ha rimarcato. “Per questo mi sono posto come obiettivo personale di assicurare che le cose da questo punto di vista migliorino”, aggiungendo che ci si sta occupando del problema “dall’interno” e che maggiori dettagli saranno resi pubblici in futuro, nella speranza di rendere Telegram, e l’industria dei social nel suo insieme, “più sicura e più forte”.